«In questo periodo abbiamo continuato a lavorare normalmente, perché non si è fatto in tempo a insediare i commissari. Semplicemente, come prevede la legge, non abbiamo partecipato a nuove gare d’appalto. Adesso abbiamo raggiunto un primo obiettivo». Corrado Bengasi, amministratore della Tech servizi, non nasconde la soddisfazione. Il 16 marzo la prima sezione del Tar di Catania ha sospeso l’interdittiva antimafia della prefettura di Siracusa nei confronti dell’impresa di raccolta dei rifiuti di Floridia.
A un mese esatto dal provvedimento prefettizio, il tribunale amministrativo regionale accoglie la richiesta cautelare avanzata dagli avvocati Stefano Scimeca, Giovanni Pappalardo e Rocco Mauro Todero per conto dell’impresa. «In ordine al grave pregiudizio economico e alla possibile interruzione dei servizi effettuati in capo alla ricorrente – scrive il giudice monocratico – sussiste il pregiudizio richiesto per l’adozione della misura cautelare». Cioè: il rischio che l’impresa fallisse o interrompesse i servizi, con il conseguente – e non indifferente – rischio igienico-sanitario, è servito al giudice per decidere che, nell’attesa che il ricorso venga discusso nel merito, l’interdittiva antimafia smette di produrre effetti.
L’udienza per la trattazione collegiale è fissata per il prossimo 9 aprile, emergenza coronavirus permettendo. «Noi, intanto, siamo tornati perfettamente in regola – continua Bengasi, raggiunto telefonicamente da MeridioNews – Stiamo facendo le comunicazioni alle stazioni appaltanti, che sanno comunque che abbiamo portato a termine finora il nostro impegno anche in condizioni più difficili». L’interdittiva è infatti arrivata in un momento delicato: l’impresa di Floridia si era appena aggiudicata le gare d’appalto settennali in Comuni come Siracusa e, in provincia di Catania, Mascalucia.
Da quanto risulta a questa testata, i motivi dell’iscrizione in black list riguarderebbero anche alcuni raggruppamenti temporanei d’impresa in cui la Tech era inserita. Si tratterebbe, in particolare, di quelli con le imprese Geoambiente e Clean up, finite al centro dell’inchiesta antimafia Penelope contro il clan Cappello di Catania. Le due ditte di Giuseppe Guglielmino (classe 1974), ex sorvegliante di cantiere che girava in Porsche, sono state sequestrate nel 2017 e confiscate a giugno 2019. Quando già l’impero sulla munnizza era stato costruito. Già in quei giorni erano emerse le collaborazioni delle sue imprese con la Tech servizi, in particolare nella fascia ionica della provincia di Catania: Giarre, Riposto, Fiumefreddo di Sicilia e Motta Sant’Anastasia. L’inchiesta, però, non aveva toccato in nessun modo Tech, che si è sempre dichiarata estranea a qualunque coinvolgimento con la criminalità organizzata.
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