Catia Maria Caruso, Biagio Caruso e Giuseppe Guglielmino sono questi i nomi di coloro che gli inquirenti bollano come «i ladri di futuro». Dirigenti della Geo Ambiente srl di Belpasso, arrestati questa mattina per bancarotta fraudolenta dagli uomini della Guardia di finanza su delega della Procura di Catania. I primi due (moglie e nipote di Guglielmino, ndr) amministratori ufficiali e l’ultimo – come accerterebbero le intercettazioni telefoniche e ambientali – quale «amministratore di fatto» dell’azienda che si occupa di raccolta di rifiuti, con un curriculum ricco di commesse in provincia di Catania e nel Comune ragusano di Pozzallo.
Ai tre vengono contestati a vario titolo dai magistrati i reati di bancarotta fraudolenta per dissipazione, distrazione e aggravamento del dissesto. Secondo gli inquirenti, gli indagati nel tempo avrebbero svuotato le casse della società, ormai ridotta al lastrico ma che annoverava tra le sue fila 200 dipendenti. Il provvedimento riguarda anche il commercialista etneo Santo Ranno, per il quale è stata disposta la sospensione temporanea dall’esercizio della funzione di attestatore, figura prevista dalla legge fallimentare. Il colletto bianco è accusato di avere falsificato l’ammontare dei debiti tributari della Geo Ambiente. Cifre che erano state inserite nel piano che la società aveva redatto per accedere al concordato preventivo nell’ottobre 2013 ed evitare il fallimento dell’azienda. In contemporanea, le fiamme gialle stanno procedendo al sequestro preventivo di 2,6 milioni di euro, pari all’ammontare delle somme che, secondo l’accusa, sarebbero state sottratte.
«Si tratta di un’inchiesta lampo – spiega il procuratore capo Carmelo Zuccaro – che è iniziata grazie a un esposto anonimo nel luglio 2015. In breve tempo è stato aperto un fascicolo, fatte intercettazioni e appostamenti ed è stata scritta l’informativa di reato». Una celerità investigativa più volte sottolineata in conferenza stampa dal nuovo vertice degli uffici giudiziari, affiancato nell’occasione dal titolare del fascicolo, il magistrato Fabio Regolo, esperto in reati finanziari. «Geo Ambiente già dal 2008 non avrebbe potuto operare sul mercato – spiega Regolo – ma invece di mettere la società in liquidazione hanno nascosto i debiti che adesso ammontano a 40 milioni di euro di cui 31 nei confronti dell’erario. Il tutto con svariati espedienti». Tra questi, per esempio, c’è il finto acquisto, per 1,5 milioni di euro, di autocompattatori per la raccolta dei rifiuti. Ma anche l’assenza di 264 fatture nei registri contabili e per finire i pagamenti sproporzionati di cui beneficiava Guglielmino. Formalmente inquadrato come «sorvegliante di cantiere», che però da un lato poteva beneficiare di stipendi e consulenze da oltre 200mila euro e dall’altro si spostava a bordo di una Porsche Panamera, bolide da oltre centomila euro.
Emblematici sarebbero inoltre i pagamenti per oltre 450mila euro nei confronti della ditta individuale Ital service, di proprietà dello stesso Guglielmino, effettuati nel 2008, anno in cui quest’ultima società non era però più attiva. Il sorvegliante trasformato in imprenditore non è nuovo a problemi con la giustizia. Più volte è stato controllato dalla polizia in compagnia di pregiudicati per reati di mafia e sorvegliati speciali, e nel 2012 era già finito in manette su mandato della Procura di Modica per lo smaltimento dei rifiuti a Pozzallo. Nel Comune ragusano si sarebbe concretizzata una presunta maxi truffa da cinque milioni di euro con il coinvolgimento di diversi funzionari pubblici ritenuti compiacenti.
«Alla fine, una novità neanche troppo nuova». Parole di Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, uno…
Era rimasta folgorata mentre stava lavorando in una trattoria in corso dei Mille a Palermo. Dopo…
Stamattina a Catania si è sviluppato un incendio in un'abitazione al piano terra di uno…
Furto con spaccata all'alba di stamane a Palermo, in via Ruggero Settimo. I ladri hanno preso di mira…
Una bambina di 11 anni è stata salvata al largo di Lampedusa: sarebbe l'unica sopravvissuta…
La corte d'assise d'appello di Firenze ha condannato Alessandro Panella e Luigi Zabara, accusati di…