«In relazione agli attacchi del governo a più giudici del tribunale di Catania e di altri fori accusati di scagliarsi contro i provvedimenti di un esecutivo democraticamente eletto, i sottoscritti avvocati esprimono forte preoccupazione in quanto tali attacchi lungi dall’esprimersi sul merito dei provvedimenti giurisdizionali si sostanziano in attacchi personali ai giudici e alle loro famiglie». Lo scrivono, nell’avviare una raccolta firme riservata a soli avvocati, 28 legali che sono i primi firmatari del documento sulle decisioni adottate dai giudici Iolanda Apostolico e Rosario Cupri che non hanno convalidato il trattenimento di sei migranti a Pozzallo, disposto dal questore di Ragusa.
«Noi come avvocati non difendiamo la magistratura in quanto tale, difendiamo la sua funzione nella Giurisdizione in quanto anche noi parte di essa. Gli attacchi – scrivono gli avvocati nel documento – prescindono dai singoli comportamenti dei magistrati enfatizzando ogni frase ogni condotta dei singoli, Nessuno scordi gli attacchi a un giudice, reo di portare i calzini azzurrini. Appaiono come atti intimidatori che vogliono condizionare la magistratura nelle sue decisioni. Oggi in tema di migranti, domani per decisioni, in qualsivoglia tema di diritti civili o sociali, non gradite a questa maggioranza»
«In queste ultime ore addirittura un altro ministro, Nello Musumeci, si lascia andare a illazioni su un non meglio specificati magistrati che farebbe politica, quasi un’intimidazione preventiva generalista. Di fatto una minaccia omertosa e inqualificabile. A questo – prosegue il documento – si aggiunge la mancata assunzione di responsabilità da parte della polizia di Stato e dei carabinieri sulle forme di operatività dei loro appartenenti durante manifestazioni legalmente autorizzate, sulle modalità di detenzioni di video e segnalazioni, che sembra siano stato utilizzate e divulgate per fini non investigativi. Ricordiamo infine – chiosa il documento – che nella Repubblica Italiana è il parlamento, e non il governo, che viene democraticamente eletto, e in ogni caso la legittimazione popolare non consente la denigrazione o peggio ancora la delegittimazione della giurisdizione».
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