Il vicepresidente del Consiglio comunale Sebastiano Arcidiacono ha aperto il vaso di Pandora della raccolta differenziata. Dopo una richiesta di accesso agli atti, il consigliere ha esposto questa mattina i dati dell’assessorato all’Ecologia che comprendono il periodo dal 2012 a marzo 2016. Presenti alla conferenza stampa 12 associazioni cittadine tra le quali CittàInsieme, Adiconsum, Rifiutizero, Codacons, Cittadinanzattiva, Italia Nostra, Catania Bene Comune, Confconsumatori, Officine Siciliane, Federconsumatori, MEC e Codici.
Un capitolo caldo, quello della gestione e dello smaltimento dei rifiuti, sul quale pesa la vicenda giudiziaria dell’ex dirigenza dell’attuale ditta appaltatrice, la Oikos, e sul quale si apriranno a breve nuovi scenari. Il consiglio comunale nelle prossime settimane dovrà votare il piano dei rifiuti proposto dalla giunta. L’atto è propedeutico alla predisposizione del nuovo bando per il servizio di raccolta, scaduto il febbraio scorso.
Da una lettura approfondita delle cifre presentate, a emergere è un moto alternato delle percentuali, in un progressivo calo che dal 12,83 per cento del 2012 arriva al 8,76 dei primi mesi del 2016. «Il piano dei rifiuti impegnerà i catanesi per molti anni – afferma Arcidiacono – e saranno spesi circa 350 milioni di euro. La tariffa è tutta a carico dei cittadini, per questo ritengo imprescindibile che vengano coinvolti insieme alle organizzazioni di settore». Se la proporzione tra indifferenziata e differenziata nel 2012 era di 39.509.520 chili contro 3.263.993, nel 2015 si passa a 41.832.620 contro 2.838.236.
Una questione di trasparenza per un settore oggi cruciale nella gestione delle pubbliche finanze, soprattutto in un momento in cui l’Unione europea prevede pesanti sanzioni per le amministrazioni che non rispettano i limiti stabiliti. La Sicilia si trova attualmente agli ultimi posti con la maggior parte dei rifiuti che finiscono in discarica. Ma il vero rischio per Arcidiacono è che, «nonostante la votazione imminente, questo piano d’intervento non verrà applicato prima di un anno e mezzo. Il precedente bando risaliva infatti al 2008 ed è stato applicato per la prima volta nel 2011».
Sulla questione erano intervenuti già nel 2014 il parlamentare Giuseppe Berretta e il consigliere comunale del Pd Niccolò Notarbartolo che denunciavano l’inadempimento da parte di Ipi e Oikos delle percentuali di differenziata previste dal contratto con il Comune di Catania. «Le aziende hanno vinto l’appalto proponendo il raggiungimento di percentuali ambiziose di differenziata, ma i dati reali dicono tutt’altro» affermava Berretta. «Entro la fine del 2014 l’obiettivo previsto era del 50 per cento, nei primi mesi del 2014 siamo rimasti fermi all’11 per cento di rifiuti differenziati». Ma c’è di più. Secondo i due democratici, il contratto prevede che, al mancato raggiungimento di determinati obiettivi di differenziazione, il Comune «possa applicare sanzioni e penalità alle imprese». «Secondo i nostri calcoli il dato delle penali si aggira intorno ai 12 milioni di euro di sanzioni accumulate dal 2011 al 2013».
Sulle percentuali raggiunte, intanto, da Palazzo degli elefanti fanno sapere che «siamo solo all’inizio e ancora i cittadini devono abituarsi al nuovo metodo». Il motivo per cui il dato complessivo della raccolta differenziata sembra ridursi nel 2015-16, spiega l’assessore Rosario D’Agata, «è dovuto al fatto che fino al 2014 la raccolta di inerti, pneumatici ed affini veniva inserita nel quadro della raccolta differenziata mentre dal 2015 vengono indicati a parte con la conseguenza della oggettiva riduzione della differenziata».
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