«In questo Caf non si fanno pratiche per il reddito di cittadinanza». Il cartello fa mostra di sè in italiano e in arabo a piazza Marina, all’esterno del patronato Enasc. A esporlo è Totò Barone, sindacalista di Asia (Alternativa Sindacale Autonoma), che racconta come da due giorni il Caf sia più affollato del solito da decine e decine di persone. Con un’unica richiesta: il modulo per inoltrare la domanda di accesso al reddito di cittadinanza. Una scena già vista a Bari e che si è ripetuta pure nel capoluogo siciliano.
A far sperare gli avventori è ovviamente la vittoria elettorale dei 5 Stelle, che sul reddito di cittadinanza insistono da tempo. Anche se non sono ancora al governo (e non è detto che lo saranno), e anche se la loro proposta – come spiega bene IlPost – non è neanche un vero reddito di cittadinanza rivolto a tutti: bisognerà rispettare una serie di condizioni (essere maggiorenni, essere disoccupati, oppure percepire un reddito da lavoro o una pensione inferiore allo soglia di povertà) e una serie di regole (iscriversi ai centri per l’impiego, accettare uno dei primi tre lavori che gli saranno eventualmente offerti, essere a disposizione del Comune per otto ore la settimana, partecipare a corsi di riqualificazione e formazione).
Evidentemente la speranza è più forte della conoscenza. «Ecco cosa siamo costretti a scrivere oggi grazie ai cinque stelle – lamenta lo stesso Barone -. Siamo stati persino rimproverati perché la mattina non eravamo aperti. Le richieste arrivano soprattutto da extracomunitari, ecco perché abbiamo messo il cartello in arabo. Fa pensare comunque che qui siamo in pieno centro storico e siano arrivati anche poveri e disperati italiani. Di certo non è venuto il laureato disoccupato».
Una ricostruzione che conferma in ogni caso che il reddito di cittadinanza è parecchio ambito soprattutto all’interno di determinate classi sociali, quelle più ai margini, che nelle analisi politiche hanno appunto votato Lega e Movimento 5 Stelle. E non la sinistra, almeno in teoria vicina agli ultimi e ai diseredati. Il motivo? Forse proprio la vicenda del reddito di cittadinanza può venire in aiuto. Sui social infatti proliferano le prese in giro di quelle che sono sicuramente richieste di aiuto. Basta guardare alla pagina facebook aggiornamentiquotidianisulredditodicittadinanza, che in pochi giorni è balzata a quasi 47mila like. Un’ironia che per molti è in realtà supponenza e distanza dai problemi. «Ma quanto fanno ridere queste battute del cazzo – dice ad esempio Giuseppe Vitale, dei centri sociali palermitani – che fanno tutti questi cadaveri della sinistra sui disoccupati e precari che chiedono il reddito di cittadinanza e per questo votano 5 Stelle. Continuate che così non vi voteranno nemmeno più i vostri parenti».
Anche lo stesso Barone, poi, pur non condividendo la corsa al modulo riconosce che il fenomeno è sintomo di un malessere. «È vero che non ce la facciamo più, che i grillini non sono ancora al governo, ma questo a loro non interessa – osserva il sindacalista -. Personalmente penso che questo reddito di cittadinanza sia una grossa presa in giro, insostenibile economicamente e socialmente. Ma se dovesse essere mai attivato farò la mia parte. Noi diamo servizi e se ci sarà un modulo da far riempire lo faremo».
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