Quella Palermo divisa tra tifoserie e odiatori «Ormai l’insulto è un modo per fare notizia»

«Tutti a parlare del signor cornuto e nessuno a raccontare i saluti, i racconti di tanti artigiani, gli abbracci con tantissimi ragazzi». L’annuale Fiera dell’artigianato di via Magliocco si è conclusa lasciando un po’ di amarezza in bocca. Un’amarezza che deriva soprattutto dal racconto che ne è stato fatto, un «segno dei tempi», a sentire Ottavio Navarra, editore con un passato da giornalista e da politico. Che alla conclusione di quella fiera, tra gli stand e le pagode, c’era. E che ha visto sia chi ha offeso il sindaco Leoluca Orlando, in visita per consegnare agli artigiani che hanno esposto i loro prodotti e manufatti gli attestati di partecipazione, ma anche chi si è avvicinato a lui per esprimere rispetto, solidarietà, o solo un saluto. Un aspetto che, però, non ha fatto troppa notizia, a detta di Navarra. «Questo aspetto fa parte della storia di Palermo degli ultimi anni: Orlando è sempre stato una figura molto amata o molto odiata, non è questo l’elemento di novità. Lo è invece a mio avviso che spesso ciò che fa notizia e ottiene rilievo sono gli urlatori che insultano, cioè l’insulto è diventato un modo per fare notizia, più si insulta e si usano parole grossolane e fuori luogo più questo sembra sollecitare simpatie e curiosità», osserva l’editore.

Secondo lui «abbiamo smarrito la tenerezza del confronto, è un dato che questo episodio in piccolo segnala». A Palermo, come altrove, sembrerebbero mancare spazi e momenti di confronto vero, onesto, serio. Notizie, fatti, decisioni, atteggiamenti vengono tutti trasposti su un piano che è sempre lo stesso ed è molto diverso da quello dell’ascolto e del rispetto reciproco. «Tutto viene giocato sul piano dello scontro quasi fisico, muscolare, è proprio questo segno dei tempi, quelli in cui questo signore che usa questi toni si conquista l’attenzione e fa notizia e centinaia di persone, lo dico perché ero presente, che hanno espresso solidarietà, si sono fatti foto con lui e che hanno raccontato il loro lavoro no – insiste Navarra -. Ed è in sé questa la storia straordinaria, che ci siano a Palermo artigiani che stiano facendo questo». Ma opere e manufatti finiscono dimenticati nell’ombra se a condire la giornata è uno degli epiteti più legati alla storia dei palermitani, specie se poi si usa per apostrofare il sindaco. «Diventa l’insulto degli insulti – spiega ancora -. Questo linguaggio è segno di un decadimento della società più profonda e questo mi preoccupa molto. Il confronto aiuta a risolvere i problemi di ognuno di noi, lo scontro giocato in questi termini non aiuta a nulla, specie a crescere insieme. Se i cittadini capissero che questo non giova a nessuno…».

Ma per una contemporaneità ubriaca di opinioni su ogni cosa, il più delle volte a sproposito, non è semplicissimo invertire un senso di marcia sul quale invece insistono istituzioni e informazione. «Penso che questo sia un atteggiamento inutile e dannoso per ogni cittadino. Invece confrontarsi e ascoltarsi può risultare utile anche per migliorare la condizione di ognuno di noi. Se tutti partissero proprio dalla convenienza del confronto, da questa utilità, questo sarebbe un piccolo passo in avanti». A complicarla ulteriormente, però, ci sono gli infiniti mondi digitali. «I social hanno sdoganato la possibilità di dire tutto, anche ciò che non ha nessun riscontro». È successo persino a lui, sotto a quel post su Facebook con cui ha tentato di richiamare tutti a quella tenerezza del confronto che oggi sembra sparita. «Una ragazza dice in risposta alla mia riflessione che “si stanno spartendo i 150mila euro per le cooperative”, notizia che non sta né in cielo né in terra, ma come si dice in siciliano che gli schizzi di fango alla fine mascariano, cioè lasciano negli altri l’idea che ci sia qualcosa di non detto». Ma il copione delle frasi-tormentone è lungo e variegato: «Quando difendi le posizioni di Orlando spunta sempre quello che dice “ecco un altro che magna”. Ma che vuoi dire? È una frase poi spesso riferita a persone che nemmeno si conosce, delle cui vite non si sa nulla. E poi questa cosa orribile del “prima i palermitani”, è diventato di moda, tra i palermitani poi cosa dovremmo dire? “Prima quelli di Borgo Vecchio e poi quelli di Borgo Nuovo”? Un sindaco deve pensare a tutti i cittadini, è l’attenzione verso tutti che connota la serietà della propria azione amministrativa, non c’è un prima o qualcuno che ha più diritto rispetto ad altri, se non nel suo essere cittadino».

Siamo, insomma, «un Paese impazzito in questo scontro furibondo, che ha perso la bussola e tutti gli strumenti essenziali di navigazione. Rischiamo di diventare davvero un vascello in alto mare i trascinato dalle onde delle tifoserie». Sempre più divisi tra cori da stadio e santini a tutti i costi. Sullo sfondo di un razzismo e un’intolleranza sempre più imperanti. «È come se fossero stati sdoganati tanti concetti che fino a ieri c’erano ma non venivano detti per pudore – spiega Navarra -. Oggi la gente si sente autorizzata come se fosse segno di intelligenza. Sono anni in cui purtroppo funzionano i seminatori d’odio e gli effetti li raccoglieremo tra qualche anno, è un dato molto triste, ecco perché bisogna reagire».

Silvia Buffa

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