“Quando Dio vuol punire un popolo, gli manda un rivoluzionario”

LO DICE IN UNA NOTA SILVIO RUSSO, COMPONENTE DELLA DIREZIONE REGIONALE DEL PD SICILIANO
(In calce il testo integrale della lettera)

“Quella di Rosario Crocetta è la rivoluzione antagonista alle aspettative del popolo siciliano perché voluta dai poteri forti”.

E’ quanto affermato da Silvio Russo, componente della direzione regionale del Partito Democratico e della direzione provinciale di Palermo, al quale non è andata giù la criminalizzazione dei dirigenti regionali del PD attuata dal presidente Crocetta in sede di dibattito sul rimpasto del governo.

Russo, in una nota, spara a zero sul governatore e sull’azione di governo alla Regione siciliana:

“Alla legittima richiesta di rilancio dell’azione di un governo che ha deluso le aspettative – dice Russo – Crocetta ha risposto immediatamente criminalizzando la critica mossa dalla direzione regionale ed a tutti quelli che hanno osato criticarlo li ha additati attribuendogli l’epiteto di omofobo o mafioso”.

“La rivoluzione crocettiana predilige le forme sociali capitalistiche – aggiunge l’esponente del PD – e il miglioramento delle condizioni di vita di singoli gruppi di interessi a discapito di altri, all’interno delle strutture di potere. Sta semplicemente mettendo in atto la sua strategia: sostituire un potere con un altro”.

Per il dirigente palermitano del Partito Democratico, il governatore dell’Isola, con la sua pseudo rivoluzione, ha prodotto soltanto effetti negativi, affamando le fasce deboli della popolazione, causando la chiusura di migliaia di piccoli esercizi, nonché la perdita di lavoro e di prospettiva di tutti i siciliani.

Questo il testo della lettera di Silvio Russo:

Rivoluzione, una porta sul futuro dei siciliani.

“Quando Dio vuol punire un popolo, gli manda un rivoluzionario.”

Una rivoluzione, più di ogni altra quella politico-sociale, nasce per soddisfare il bisogno di libertà di un popolo divenuto cosciente e che rischia di venire defraudato non solo dei suoi beni materiali ma soprattutto della sua identità.

La storia però insegna che quando un uomo si attribuisce il diritto elitario di essere unica “guida rivoluzionaria” e soprattutto quando si scende a compromessi riformisti per “salvare la rivoluzione”, le rivoluzioni diventano semplicemente la fase transitoria da una forma di potere ad un’altra. Karl Marx, nelle sue lotte di classe in Francia, sosteneva che le rivoluzioni sono “le locomotive della storia” in quanto è il popolo che deve progredire e migliorare la propria condizione e non i singoli gruppi di interesse. Quella crocettiana, voluta soprattutto dai poteri forti, è una rivoluzione antagonista a quella desiderata dalle masse popolari, le quali sentono il bisogno di un miglioramento culturale, politico ed economico ma soprattutto è una rivoluzione che predilige le forme sociali capitalistiche e il miglioramento delle condizioni di vita di singoli gruppi di interessi a discapito di altri, all’interno delle strutture di potere.

Crocetta, con la sua pseudo rivoluzione, ha prodotto soltanto effetti negativi. Ha affamato le fasce deboli della nostra isola causando la chiusura di migliaia di piccoli esercizi nonché la perdita di lavoro e di prospettiva di tutti i siciliani. Sta semplicemente mettendo in atto la sua strategia: sostituire un potere con un altro. Un governatore che eletto “grazie al PD” rigetta tutte le proposte avanzate dal partito il quale preso atto che l’azione dell’esecutivo è stata deludente ha chiesto il rilancio dell’iniziativa di governo attraverso una nuova composizione di giunta.

A questa legittima richiesta Crocetta risponde immediatamente criminalizzando la critica mossa dalla direzione regionale ed a tutti quelli che hanno osato criticarlo li ha additati attribuendogli l’epiteto di omofobo o mafioso. Il risultato è che la Sicilia va a rotoli, i siciliani sono stanchi del sistema di governo esistente e chiede a gran voce di esercitare il diritto costituzionale o meglio il suo diritto rivoluzionario di sciogliere questa esperienza. In buona sostanza la comunità siciliana chiede la contro-rivoluzione, il “diritto di resistenza” secondo cui è legittimo – se non doveroso – che le masse popolari si ribellino alle autorità sociali e politiche, quando subiscono un’evidente ed intollerabile situazione di ingiustizia.

Una porta sul futuro, questo è quel che chiedono gli abitanti, capace di dar voce alle vere esigenze di una popolazione ormai dilaniata dalla mafiosità dell’anti-mafia, un governatore capace di guidare un esecutivo politico che cosciente del presente possa pensare ed agire in modo nuovo: un governo del popolo per il popolo con il popolo, un modello di moralità pubblica e privata Antonello Cracolici”.

Silvio Russo

 

 

Giuseppe Messina

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