Punto nascite Cefalù, continua la mobilitazione dei sindaci M5s: «La deroga si doveva chiedere prima, ma noi ci siamo»

Anche la Regione punta a chiedere la deroga per il punto nascite di Cefalù? È quel che si apprende dal sindaco Rosario Lapunzina, che questa mattina ha incontrato l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza. L’esponente del governo Musumeci, insieme al direttore generale e al capo di gabinetto, ha incontrato una delegazione dei sindaci del comprensorio (non solo i Comuni del distretto sanitario ma anche la parte dei Nebrodi occidentale che fa riferimento alla cittadina normanna) per conoscere le istanze rappresentate dai primi cittadini del territorio. «Vigileremo rispetto all’impegno preso dall’assessore  – dice Lapunzina – e seguiremo l’evolversi della vicenda, anche a Roma. Nel frattempo la nostra mobilitazione non si ferma, raccoglieremo le firme sia online che col cartaceo, continueremo poi con altre iniziative ancora da concordare». Il primo cittadino ricorda poi che è stato lo stesso ministero della Salute nel 2015 a specificare che «i punti nascite devono far parte anche delle strutture di primo livello» – come l’ospedale Giglio, retto dall’omonima Fondazione in un sistema misto pubblico/privato – oltre che far parte dei servizi garantiti dagli ospedali di secondo livello, cioè quelli di base come Termini Imerese. 

La scelta di puntare a una nuova deroga da parte del Ministero della Salute, dopo quella già ottenuta nel 2015, non convince del tutto il M5s. «Attualmente non c’è nulla più da fare – spiega il deputato all’Ars Salvatore Siragusa – nel senso che la rete ospedaliera siciliana è stata approvata sia dalla commissione che dalla giunta ed è stata inviata a Roma. Ora dovrà essere il governo nazionale a fare le opportune valutazioni. Bisognava cioè agire prima, iniziando a valutare la situazione dei presidi ospedalieri di Cefalù e di Termini Imerese e magari per tempo cercare di porre entrambi nelle condizioni di potere superare quello che è il decreto Balduzzi, rientrando quindi nei parametri. Nel documento metodologico l’assessorato ha fatto una scelta». È in quel documento, all’interno del paragrafo dedicato alla programmazione ospedaliera, che si legge «il ministero ha prescritto alla Regione Siciliana di effettuare una valutazione comparativa tra i due presidi, onde pervenire alla chiusura di uno dei due punti nascite». Ed è stata la direzione aziendale dell’Asp di Palermo che in quell’occasione ha precisato «che nel punto del presidio ospedaliero di Termini Imerese, classificato come punto nascita di primo livello, sono state adeguate le unità operative di ostetrica, ginecologia e pediatria in linea con gli standard di sicurezza organizzativi, tecnologici e strutturali previsti dall’accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010. L’investimento aziendale è stato infatti di circa tre milioni di euro con l’obiettivo di poter gestire fino a mille parti annui garantendo la presenza h24 delle figure professionali che la normativa vigente richiede per gli interventi assistenziali di primo livello». Insomma: secondo il piano presentato al Ministero della Salute nel 2019 Termini manterrà il punto nascite, Cefalù dovrà chiuderlo. E ciascuno dovrà rafforzare le proprie specificità. «Si ritiene pertanto – si legge ancora – di dovere differenziare l’offerta assistenziale presso i due presidi mantenendo attivo il punto nascite di Termini Imerese che presenta volumi di attività coerenti con quanto definito dall’accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010. Mentre il presidio ospedaliero di Cefalù, in considerazione della preminente vocazione oncologica dello stesso, si ritiene di potenziare le attività relative alla ginecologia oncologica». 

Oggi, invece, il parziale passo indietro sulla deroga. «La chiediamo adesso? – si sorprende un po’ Siragusa – Avremmo dovuto chiederla in precedenza, non ci si può svegliare adesso. Poi ben venga, per carità. Se l’assessorato ha intenzione di chiedere la deroga non saremo noi a metterci di traverso, anzi se possiamo dare una mano tramite un’interlocuzione col ministero (visto che il settore della Salute è in mano alla pentastellata Giulia Grillo … ndr) lo faremo. Ci si sta svegliando tardi, in ogni caso. Personalmente nel 2015 ho presentato un’interrogazione in cui avevo già sollevato il problema di Cefalù». Dunque la posizione del M5s non è per la chiusura del punto nascite. «Se la deroga si fosse chiesta prima ci si poteva giocare qualche carta in più – specifica Cappello – Vogliamo mettere entrambi gli ospedali, Termini e Cefalù, nelle condizioni di avere il servizio. Il ministero di solito prende atto di ciò che presenta la Regione, e noi abbiamo presentato la chiusura di Cefalù e il potenziamento di Termini». 

Sul governo regionale e su quello nazionale punta il dito Erasmo Palazzotto, deputato nazionale di Sinistra Italiana. «Dopo la chiusura del punto nascite di Petralia Sottana – ha detto nei giorni scorsi – adesso a Cefalù tocca la stessa sorte, frutto dell’ennesimo taglio compiuto sulla testa dei cittadini e decisioni prese per il bene dei profitti e contro il bene di una comunità. In un territorio isolato, penalizzato dalla viabilità e desolato a causa di una forte emigrazione, chiudere un punto nascite così importante significa fare rischiare la vita a ogni donna che sta per metterne al mondo un’altra, significa alimentare l’idea che quel territorio non ha futuro ed è destinato a morire. E non importa quali siano le responsabilità dei governi precedenti, perché se non si agisce oggi non possiamo guardare al futuro, perché se non si agisce oggi si è complici e non saper trovare una soluzione significa non essere all’altezza di governare questo Paese. Noi ci impegneremo in tutte le sedi per evitare che si compia questa ennesima negazione del diritto alla salute, alla felicità e alla vita che purtroppo vede coinvolti ancora una volta i cittadini madoniti».

Andrea Turco

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