Pubblicità sessista, il vicesindaco fa oscurare tutti i cartelloni Contestati metodi protesta, «Di violento c’è solo il messaggio»

Brutte notizie per la ditta Challoils, che da oggi appende definitivamente al chiodo l’immagine usata per l’ultima campagna pubblicitaria. Almeno a Palermo, dove il vice sindaco Sergio Marino ha dato disposizione immediata per fare rimuovere tutti i cartelloni. A sollevare le polemiche è stata la scelta di pubblicizzare un olio per motori usando l’immagine di una donna seminuda e in atteggiamento ammiccante, intenta a strofinarsi addosso una bottiglietta del prodotto. «Non stiamo facendo altro che attuare il regolamento approvato dal Consiglio comunale, che vieta questo tipo di pubblicità», spiega Marino, che si è attivato dopo che l’Osservatorio sulla pubblicità, costituito all’interno del Servizio pubblicità del Suap, aveva intimato la Società Alessi che cura la copertura della pubblicità in questione a rimediare. 

«Purtroppo, l‘attenzione maggiore dovrebbero averla proprio coloro che decidono di accettare certe forme pubblicitarie, dovrebbero loro stessi, in qualche modo, valutare prima di accettare, verificando che non ci siano messaggi di questo genere, verso i quali noi siamo assolutamente contrari», sottolinea ancora il vice sindaco. Ma Alessi Spa non ci sta e nega di essersi fatta pregare dall’Osservatorio. «Non c’è da parte nostra una chiusura rispetto alla copertura, abbiamo solo chiesto un po’ di tempo per attivare le normali procedure di cautela nei confronti della nostra azienda – spiega Tommaso Marchese della società -. Abbiamo ricevuto comunicazione da parte del Comune venerdì. Abbiamo spiegato che ci sarebbe voluto qualche giorno per attivare l’iter del caso, anche per evitare di esporci ad azioni risarcitorie nei confronti del nostro cliente». L’azienda sabato e domenica non lavora. Dunque, solo a partire da lunedì è stato possibile attivare ogni canale necessario per procedere alla ricopertura, tuttora in corso. 

«La cosa che, invece, credo sia passata sottotono è che è strano che un gruppo di persone che vuole manifestare contro la violenza utilizzi dei metodi violenti – dice ancora Marchese -, ovvero il farsi giustizia da sé non è contemplato nel nostro ordinamento, è una forma di violenza a sua volta. Esistono dei modi per fare valere i propri diritti, ricorrendo all’autorità. Questa è una cosa molto grave ma che nessuno ha evidenziato». A precedere, infatti, il provvedimento del Comune è stato l’episodio di protesta messo in atto ieri mattina da un gruppo di studentesse dell’Assemblea contro la violenza maschile sulle donne, che ha oscurato con una scritta uno dei cartelloni incriminati. «Sanno benissimo che non sono metodi violenti – è la replica decisa di Claudia Borgia, membro dell’Assemblea -. Abbiamo solo preso un cartellone coprendolo con una scritta, rispondendo in un certo senso con la stessa pratica. Ribadisco che non lo trovo violento, lo è piuttosto quello che c’è dentro a questo tipo di pubblicità e a quello che veicola». Motivo per cui l’Assemblea monitorerà tutte le aziende e i loro cartelloni, «affinché non si utilizzino mai più immagini dove la donna è un oggetto commerciale usato a scopo di merito marketing».

Il gesto delle studentesse, intanto, ha dato il via a una vera e propria campagna digitale contro la pubblicità in questione. Sui social, infatti, l’immagine del cartellone oscurato ha scatenato reazioni e commenti di solidarietà verso la presa di posizione delle giovani. «Ho notato il manifesto la scorsa settimana e mi ha infastidito, perché non c’è nesso tra il prodotto pubblicizzato e l’immagine. Brave le studentesse!», scrive Monica di Ischia. «Questa è esattamente la lotta che le donne femministe intrapresero negli anni ’70, andando avanti per circa un decennio – scrive anche la torinese Ivana –. Pensavo e speravo che il maschilismo fosse superato, invece a distanza di quasi quarant’anni tutto è rimasto come prima, per cui forza, ricominciamo a lottare». «Non è la nudità che hanno coperto, ma l’uso che di essa si fa – commenta poi Renata -. Forse dovrebbero coprire anche la cecità di chi scambia un principio di eguaglianza umana per censura».

Un tema che promette di restare al centro del dibattito ancora per un po’. Oggi pomeriggio, infatti, è previsto un incontro nell’aula seminari dell’ex facoltà di Lettere e filosofia. A partire dalle 16:30 ci sarà un momento di confronto e dibattito sul tema della violenza di genere. In particolare, quella maschile contro le donne, definita dall’Assemblea «sistemica», qualcosa che attraversa tutti gli ambiti delle nostre vite, fondandosi su comportamenti radicati. «È implicita nella costruzione e considerazione sociale del maschile e del femminile, per questo parliamo di violenza di genere. Non può essere superata nell’ottica dell’emergenza, né se viene considerata una questione geograficamente o culturalmente determinata. Dal raptus che tutto contiene alla retorica della difesa delle “nostre donne”, passando per gli stereotipi sulle donne dell’Est. Oggi i mass media semplificano e a volte inventano il/la diverso/a attraverso stereotipi religiosi e/o culturali come il velo, per rinchiuderci in recinti e tenerci distanti in nome di una fittizia uguaglianza occidentale tra i generi». 

Silvia Buffa

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