Provocò panico all’Università, rischia l’espulsione Farina: «Grandissima violazione dei diritti umani»

«Ho perso tutto, non posso più studiare»: così, racconta chi lo conosce, dice disperato il giovane migrante di origine marocchina che da anni ormai vive e studia a Palermo e che adesso rischia di essere espulso e rimpatriato. A scatenare tutto è stato un episodio accaduto la scorsa settimana, quando, in preda a una crisi, è salito in piedi sul tavolo della mensa universitaria agitandosi e brandendo il cellulare che aveva in mano, provocando il panico generale. Un migrante, dunque, che rispetto ad altri, giunto qui ha seguito un percorso diverso: quello terapeutico, per curare la sua psicosi. Da un po’, però, aveva interrotto le cure a causa degli effetti collaterali che gli causavano i farmaci. «È stato trattato dalla polizia come un normodotato, che quindi non ha attivato l’iter sanitario più adatto a lui», spiega Marco Farina, presidente di HRYO – Human Rights Youth Organization.

«Ci siamo mossi subito per rintracciarlo e convincerlo a riprendere le cure e il percorso sanitario – continua Farina – Lui in pratica ha dei periodi di calo durante i quali diventa paranoico e visionario». Una condizione particolare, quindi, per la quale era già noto alle forze dell’ordine, che lui stesso ha spesso contattato dicendo che lo stavano inseguendo o che qualcuno lo aveva picchiato. Nessuno però lo ha mai trattato come uno psicotico. L’episodio all’Università, in un certo senso, ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Mentre, però, il Ministero disponeva un decreto di espulsione, i volontari di HRYO sono riusciti a convincerlo a riprendere autonomamente le cure e a farlo ricoverare in ospedale. Lì hanno fatto irruzione gli agenti della Digos, che lo hanno trascinato in un Cie (Centro di identificazione ed espulsione).

«La nostra associazione lo sta seguendo ma non è un nostro ragazzo in carica – prosegue Farina – Per fortuna comunque questa catena di eventi ha suscitato una reazione di solidarietà a 360 gradi e il supporto ricevuto è tanto». Tra chi si è espresso in favore del giovane, ad esempio, c’è anche Francesco Lo Cascio, portavoce della Consulta della pace, della non violenza e dei diritti umani per il Comune di Palermo: «Condanniamo con forza la scelta del Governo di espellere un giovane marocchino affetto da patologia psichiatrica e chiediamo che continui ad essergli garantito il diritto alla salute». A preoccupare è anche il rischio che, una volta rimpatriato, il ragazzo possa essere una preda facile per i gruppi terroristici, che potrebbero sfruttarne la patologia a proprio vantaggio.

Intanto, l’espatrio sarebbe dovuto avvenire ieri sera, ma i volontari di HRYO sono riusciti a rallentare le procedure. «Stiamo lottando per scongiurare questo rischio, ma non ci ascolta nessuno. Purtroppo è partito l’iter legale che ora non si riesce a disinnescare – torna a dire Farina – Una vera e propria violazione in termini di diritti umani». Non si sa nemmeno se in Marocco, qualora dovesse tornarci, potrà avere la possibilità di seguire le sue cure, per le quali è necessario un contatto con un medico curante, che il ragazzo però non ha. «È una questione drammatica, il Governo si sta macchiando di una grave violazione nei confronti di un ragazzo che piuttosto andrebbe protetto e tutelato».

Quello di cui soffre rappresenta più una minaccia per se stesso che per gli altri. Ma desta molto scalpore, secondo il presidente di HRYO, proprio perché si tratta di un migrante. «Nonostante le difficoltà è riuscito a diplomarsi e a iscriversi alla facoltà di Economia e sogna di diventare un cooperante. Vuole riscattarsi, ama Palermo e si è impegnato sempre per gli altri. Adesso si ritrova anche senza borsa di studio: l’università al fine cautelare gliel’ha sospesa. Sono tutti una serie di errori che si sono innescati a catena a livello istituzionale – conclude Farina – La verità è che una volta preso dall’Università, avrebbero dovuto ricoverarlo immediatamente, ma non l’hanno fatto, l’hanno dimesso».

Silvia Buffa

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