Rimborsi gonfiati o del tutto inventati. Pagati dai contribuenti a vantaggio dei dipendenti-consiglieri ma anche dei datori di lavoro. È questa l’ipotesi della procura etnea che ha chiesto il rinvio a giudizio per tre politici di centrodestra che sedevano sui banchi della provincia regionale di Catania: Gianluca Cannavò, Pdl; Sebastiano Cutuli, Udc e Antonio Danubio, Udc. Nei confronti dei tre, così come dei responsabili delle aziende in cui lavorano, sono scattati i sequestri della guardia di finanza per un totale di circa mezzo milione di euro.
Le indagini cominciano in primavera. A destare sospetti sono i rimborsi che la provincia eroga ai consiglieri e ai loro datori di lavoro per ogni giorno di assenza dovuto all’elezione e ai conseguenti impegni amministrativi. Un gettone proporzionale alla posizione lavorativa del consigliere: un manager e la sua azienda verranno risarciti con una cifra superiore rispetto a un operaio o a un contabile, in base allo stipendio percepito. Così, secondo la procura etnea, i tre avrebbero messo in atto la truffa, simulando rapporti di lavoro inesistenti o attestando false mansioni – e quindi retribuzioni – al rialzo rispetto a quelle effettivamente ricoperte.
A compiere un doppio bluff sarebbe stato il consigliere Pdl Gianluca Cannavò. «Coniugato, perito tecnico, imprenditore. Assessore e più volte consigliere comunale ad Acireale. Alle ultime elezioni provinciali è stato il più votato», si legge nella breve biografia sul sito della provincia etnea. Adesso è indagato per truffa aggravata e falso insieme alla sua famiglia, a cui sono stati sequestrati beni per 240mila euro. Cannavò avrebbe fatto figurare un finto rapporto di lavoro con la sua stessa azienda di famiglia, percependo così un duplice rimborso: come lavoratore e come imprenditore.
Stesse accuse ma dinamiche diverse quelle che hanno portato all’indagine nei confronti dei colleghi consiglieri. Sebastiano Cutuli, «ragioniere, promotore finanziario, già assessore ad Aci Catena», è adesso indagato insieme al suo datore di lavoro Carmelo Urso. Ai due sono stati sequestrati beni per 71mila euro. È Salvatore Nigita invece ad essere finito sotto accusa insieme al suo dipendente-consigliere Antonio Danubio, «dirigente d’azienda, laureato in Scienze Politiche – riporta la sua biografia – Assessore e vicesindaco a Valverde (2003-2008)». A loro sono stati congelati beni per 171mila euro. Danubio e Cutuli, a differenza di Cannavò, lavoravano davvero per le aziende dichiarate. Ma, secondo i magistrati, con mansioni e stipendi inferiori a quelle attestate per i rimborsi. Che risulterebbero così gonfiati per migliaia di euro al mese.
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