Provenzano, ritorno a casa per rinnovare l’adesione al Pd «Qui ho imparato la dignità e la passione per la politica»

«Quando i ragazzi di Milena e dei paesi vicini andavano a studiare a Caltanissetta, erano quelli che si facevano valere di più, perché sapevano che quella era la loro carta, la loro possibilità di riuscita. Purtroppo in Italia il valore della scuola come riscatto sociale si sta dimenticando, anche al Sud. Invece va recuperato». Il ministro Peppe Provenzano per una domenica torna a casa. A rinnovare la sua adesione al Partito democratico. Che non si esaurisce nella nuova tessera. Nel piccolo circolo del paese in provincia di Caltanissetta, lì dove è partita l’avventura politica dell’economista rosso, si rinsalda un legame che non si è mai spezzato. 

«Me lo porto dentro il rapporto con questa comunità, è una parte della mia forza. Anzi, forse è la parte più importante: sapere da dove vieni, avere il sostegno della tua comunità». Lo rivendica con orgoglio davanti ai compagni di partito. Nessun big, nessuna faccia nota al grande pubblico. A fare gli onori di casa è il segretario del circolo cittadino, Angelo Manta, professore di scienze al liceo scientifico di Mussomeli. «Ho imparato qui cos’è la politica – dice Provenzano – La politica è passione. E mi è venuta in mezzo a voi, quando correvo con la bicicletta il giorno delle elezioni a raccogliere i dati sezione per sezione. Ho studiato a Pisa, ma ho voluto mantenere il rapporto perché ho sempre saputo che qui in provincia il partito c’era». E senza fare nomi, l’affondo. «Se qualcuno lo ha usato come un taxi per piazzare qualcuno in Parlamento e quando il vento è cambiato poi è sceso alla prima fermata, deve sapere che questo partito ora si farà rispettare». Scrosciano applausi nel circolo gremito. Uno di quelli che, per le Politiche del 2018, quando Renzi riempì le liste dei suoi candidati, abbassò le saracinesce per protesta. A Milena come in altri paesi del Nisseno, contro la scelta di riproporre Daniela Cardinale come candidata alla Camera e non un nome scelto dal territorio. Cardinale che oggi, appunto, non fa più parte del gruppo Pd con la benedizione del papà, l’ex ministro Salvatore.

Provenzano c’era allora a sostenere quella battaglia e oggi, a posizioni ribaltate, può levarsi qualche sassolino dalla scarpa. «Unirci coi 5 stelle serve anche a noi per fare un bagno di umiltà – continua – Quanta arroganza abbiamo avuto nei confronti di quelli che non ci votavano più! Noi li abbiamo traditi, noi li abbiamo dimenticati. Questa esperienza di governo è un’opportunità, ci serve ad abbattere un muro di ostilità che c’era nei nostri confronti». 

Prima e dopo la domenica mattina a Milena, il weekend siciliano del ministro ha visto le tappe a Montedoro, invitato dall’amico sindaco Renzo Bufalino a incontrare decine di primi cittadini per parlare di aree interne, infrastrutture e idee di sviluppo. Poi a Racalamuto, in visita alla casa di Leonardo Sciacia. Mentre oggi sarà a Catania, anche per prendere parte all’evento per i cento anni di Save the children (15.30 a Palazzo della Cultura). Provenzano ha rivendicato i primi passi per spezzare l’isolamento delle aree interne, ma ha anche incitato gli agricoltori a mettere da parte disfattismo e vittimismo: «Unitevi non solo nella protesta, ma anche quando dovete stoccare e commercializzare i vostri prodotti. Solo così non sarete più l’anello debole della catena, questo è il salto culturale che dovete fare». 

Un tuffo rigenerante nel suo passato. «Riprendo la tessera del Pd a Milena, perché il legame con questi luoghi è persino più forte e più antico della mia esperienza di vita. Questo è il legame che sento con la storia della sinistra, non quella degli ultimi 15 anni, ma quella che qui nasce a fine 800, quando questo paese coi fasci contadini diventa uno dei luoghi di difesa della dignità dell’uomo. E poi ancora nelle battaglie del dopoguerra. Io la sento questa storia lunga, la sento sulle mie spalle, me l’avete insegnata voi, mio padre. A tenere alta la nostra dignità. E me la porto dentro, sempre con l’orgoglio di essere vostro figlio».

Salvo Catalano

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