Protesta per i buoni spesa, sit-in in assessorato «Chi non muore per il Covid-19 morirà di fame»

«Chi non muore di Covid, muore di fame». Un messaggio chiaro e senza giri di parole riassume il senso della manifestazione organizzata questa mattina dal comitato Reddito-Casa-Lavoro davanti all’ingresso dell’assessorato ai Servizi sociali di via Dusmet. «Non possiamo più aspettare», «Buono spesa per chi ha bisogno», «Vivo a Catania, ma sono esclusa/o», sono tutti i messaggi messi nero su bianco nei diversi manifesti tra le mani di chi ha preso parte al presidio. 

«Sono tante le famiglie – spiega a MeridioNews Simone Di Stefano – che non stanno riuscendo ad arrivare a fine mese,  pagare l’affitto e a fare quel poco di spesa che serve per la sussistenza». Si tratta di chi con il lavoro sommerso mantiene il proprio nucleo famigliare. Nel mirino del comitato a difesa dei più deboli ci sono i sussidi varati dal governo nazionale e dal Comune di Catania. «Queste misure – sostiene Di Stefano – si sono rivelate assolutamente insufficienti».

Primo tra tutti il Buono spesa, la misura straordinaria di sostegno economico – introdotta dall’esecutivo Conte con il decreto Cura Italia ed erogata direttamente dai Comuni italiani – per dare la possibilità a chi versa in condizioni di difficoltà economica di acquistare alimenti, farmaci e beni di prima necessità. «Per avere effetto è necessario estenderla a tutte le famiglie, anche quelle idonee ma non assegnatarie – continua Di Stefano – affinché diventi una misura costante per la lotta alla povertà». In effetti su oltre 16mila richieste presentate tramite la piattaforma Città Policentrica, più di 12mila sono state giudicate ammissibili, ma ad oggi solo poco più di seimila famiglie hanno ricevuto il bonus di 400 euro. «Senza considerare – rincara la dose Di Stefano – le tante persone che non sono riuscite a presentare la domanda, vuoi per il lasso di tempo troppo breve o per la difficoltà nella compilazione di modulo non facilmente comprensibile».

Come Anita, 52enne e con una figlia che ha appena compiuto 18 anni. «Sono senza lavoro – spiega al nostro giornale – adesso sono in affitto, ma se continua così il proprietario mi butta fuori di casa». Oltre a questo in sospeso ci sono le bollette di luce e acqua. «Ma io come le pago?» si chiede visibilmente preoccupata. «Non posso permettermi neanche il sapone per lavare i piatti». Sebbene la situazione sia critica, il locatore pressa e minaccia di sfrattarla. «Se tu non paghi, ti butto fuori», racconta Anita richiamando le parole del proprietario dell’immmobile. «Ma io dove vado? Prendo mia figlia e dormo fuori?». 

Eppure la donna ha sempre lavorato: «Prima facevo la badante, ma la signora non c’è più e questa emergenza non mi permette di trovare un nuovo lavoro». E questo genera ulteriori complicazioni anche perché Anita non è cittadina italiana e per vivere a Catania ha bisogno del permesso di soggiorno. Ma senza un lavoro, anche quello è impossibile da ottenere. «Mi è scaduto pochi mesi fa e la questura mi ha detto che non posso fare nulla fino a quando non troverò un’occupazione». Questa è solo una delle tante storie che raccontano la stesse difficoltà e che spingono a chiedere all’assessore Giuseppe Lombardo uno sforzo ulteriore. «Chiedo – conclude – un sostegno economico che possa farci resistere fino alla fine dell’emergenza». Per questo il comitato ha già annunciato un ultimatum: «Se entro sette giorni non riusciremo a incontrare l’assessore, sarà mobilitazione». 

Gabriele Patti

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