Prostituzione, sacerdote messinese indagato a Taranto Accusa di favoreggiamento, «parlava con chi le gestiva»

C’è anche un parroco messinese, don Saverio Calabrese, tra le persone arrestate a Taranto nell’ambito dell’operazione Madame che ha sgominato un’organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione. Tredici in tutti gli arrestati, otto quelli finiti in carcere, cinque ai domiciliari. Tra di loro anche don Calabrese, 68 anni, nato a Noto, ma cresciuto a Messina, dove si è trasferito all’età di quattro anni assieme alla famiglia, il padre era carabiniere. 

Qui il prelato ha studiato e ha conseguito la laurea in Filosofia e, nel 1987, ha sentito la vocazione in occasione di una missione popolare alla parrocchia di San Luca. L’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro, in via cautelativa, ha sospeso il sacerdote, al momento parroco di Monteparano, dal ministero pastorale. «Se le autorità competenti lo consentiranno, l’arcivescovo auspica che il provvedimento al quale don Calabrese è stato sottoposto, possa essere trascorso in un luogo diverso dal territorio parrocchiale per ovvie ragioni riconducibili alla serenità e al rispetto per la comunità monteparanese», si legge in una nota della Curia. L’alto prelato si rivolge ai parrocchiani a cui va «il primo pensiero di paterna vicinanza in questa difficile prova» e ha già provveduto a nominare in sostituto. 

Don Saverio Calabrese non deve rispondere del reato associativo, ma di favoreggiamento. Tra gli episodi fotografati dall’indagine, infatti, ci sarebbero alcuni casi in cui il parrocco avrebbe accompagnato una prostituta. Come è stato precisato dal capo della Squadra Mobile di Taranto Carlo Pagano nel corso di una conferenza stampa a cui ha partecipato anche il questore Stanislao Schimera, «non è stato accertato nulla in merito a possibili guadagni o benefici, ma il parroco si interfacciava con chi gestiva le ragazze».

Simona Arena

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