Propaganda elettorale da ufficio stampa comunale Garante accoglie denuncia Catania Bene Comune

La denuncia presentata lo scorso 12 febbraio da Catania Bene Comune ad Agcom, Corecom e Guardia di finanza per segnalare l’utilizzo illegale dell’ufficio stampa del Comune di Catania per svolgere propaganda in periodo elettorale, è stata dichiarata fondata. Il comitato regionale per le comunicazioni ha formulato una delibera che, nelle prossime ore, sarà discussa dall’autorità garante che deciderà come intervenire sull’ente comunale del capoluogo etneo.

Nello specifico, la questione riguarda il periodo che va dal 29 dicembre 2017 fino allo scorso 16 febbraio. Il riferimento è in particolare ad alcuni eventi come l’incontro tra il primo cittadino Enzo Bianco e l’onorevole del Partito democratico Giuseppe Berretta, candidato Pd nel collegio uninominale e plurinominale di Catania; e la discesa in Sicilia del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, paracadutato nel collegio plurinominale etneo come candidato alla Camera. 

A dettare le regole della comunicazione in campagna elettorale è una legge del 2000 che stabilisce le norme della par conditio per la stampa e della corretta informazione per gli uffici stampa istituzionali. «Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione a eccezione di quelle effettuate in forma impersonale e indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni», si legge all’articolo 9.

Stando alla denuncia di Catania Bene Comune, la violazione avrebbe riguardat proprio questo aspetto. L’ufficio stampa del Comune avrebbe redatto, pubblicato sul sito istituzionale dell’ente e inviato agli organi di stampa, comunicati non firmati di propaganda dell’attività dell’amministrazione.  «In fretta e furia – sostengono da Catania Bene Comune – gli uffici hanno poi eliminato dal sito istituzionale tutti i comunicati stampa dal 29 dicembre al 16 febbraio, dimostrando che erano stati tutti prodotti e pubblicati in aperta violazione di legge. Inoltre, successivamente si sarebbe tentato di aggirare la normativa inviando i comunicati non più dall’email istituzionale ma da un altro indirizzo, mantenendo però comunque le intestazioni ufficiali dei comunicati».

Redazione

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