Promise Land, 136 anni di carcere per i responsabili Per loro anche l’accusa di tratta di esseri umani

Giunta con rito abbreviato, a poco più di un anno dall’operazione Promise Land, che a giugno 2017 portò all’arresto di alcuni soggetti originari dalla Nigeria. Per loro è arrivata la conferma accusatoria e la condanna a 136 anni di carcere per 11 persone. Il gruppo aveva messo su un sodalizio criminale, i cui membri erano stati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. La sentenza va ad aggiungersi ad altre già emesse in precedenza: nel periodo decorrente dal mese di luglio 2018 al mese di luglio 2021 sono stati complessivamente irrogati 545 anni di reclusione nei confronti di numerosi autori del delitto di tratta di esseri umani, tratti a giudizio dalla Dda di Catania a seguito di lunghe e complesse indagini, curate per la maggior parte dalla Squadra mobile etnea.

Ai destinatari del reato è stato contestato anche di aver agito mediante la minaccia attuata attraverso la realizzazione del rito religioso-esoterico approfittando della situazione di vulnerabilità delle vittime – compresi minori – mediante l’inganno. Proprio alle vittime, una volta giunte in Italia dalla Nigeria, veniva promessa un’occupazione lavorativa, salvo poi essere introdotte nei giri della prostituzione. Molte di loro avevano intrapreso un viaggio dalla Libia per giungere in Italia a bordo della nave Acquarius della ong Sos Mediteranée, ad aprile del 2017. Come il caso della giovane nigeriana che, con le sue dichiarazioni, ha permesso di far luce sulla vicenda. Giuly – nome di fantasia – aveva infatti dichiarato di aver lasciato il suo paese convinta da Osas, un suo connazionale, che le aveva proposto di raggiungerlo in Italia promettendole un posto di lavoro e con l’anticipo delle spese di viaggio. Sempre dal racconto della giovane sono emersi i dettagli della fase di reclutamento fatta in Nigeria da Ju-Ju man, uomo che officiava il rito di reclutamento portato avanti sotto le minacce. Il debito ingaggiato dalla giovane per venire in Italia ammontava sui 25mila euro, che avrebbero permesso a Giuly di venire in Italia insieme ad altri migranti. Grazie alle confessioni di Giuly, le autorità hanno potuto identificare Osas – il cui vero nome è Osazee Obawson, considerato il vertice dell’organizzazione criminale – residente a Messina, che dopo qualche giorno l’ha portata nella sua abitazione per introdurla nel giro della prostituzione. Obawson è stato identificato dalle autorità come il leader del sodalizio criminale, l’uomo intratteneva i rapporti con i connection man stanziati in Libia, incaricati di curare la fase finale del viaggio, ovvero la traversata in mare.

L’indagine ha permesso di fotografare l’attività di un efficiente e dedito sodalizio di tratta degli esseri umani, con favoreggiamento dell’immigrazione clandestina operante su più Stati. I componenti dell’associazione criminale costruivano altri contatti per la recluta di altri connazionali. La rete di prostituzione è stata estesa anche in altre località oltre i confini della Sicilia. L’organizzazione si era premurata anche di organizzare una fitta rete di traffico di denaro che si estendeva dall’Italia fino alla Nigeria, anche attraverso intermediari. Il denaro veniva trasferito attraverso canali non ufficiali, spesso veniva riciclato in investimenti immobiliari o per il pagamento di nuovi viaggi per nuove vittime. Dall’analisi dei flussi di denaro movimentato attraverso le carte di credito e postepay emerse nel corso delle indagini (e tutte sottoposte a sequestro) risultavano accertate operazioni nel periodo di interesse per un ammontare complessivo pari a 1.200.000 euro.

Le misure cautelari hanno riguardato:

Osazee Obaswon ,classe 1987
James Arasomwan, classe 1988
Macom Benson, classe 1991
Tessy William, classe 1991
Evelyn Oghogho, classe 1994
Faith Ekairia, classe 1981
Joy Nosa, classe 1978
Belinda John, classe 1980
Rita Aiwuyo, classe 1972
Julius Uwadiae, classe 1978

Redazione

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