Procope des Couteaux, come le granite arrivarono a Parigi

Squisiti sorbetti e rinfrescanti, soffici, granite arredavano le tavole dei nostri antenati durante i mesi più torridi per aiutarli a superare l’afosità del clima. Con la neve delle montagne siciliane, raccolta dai nevaioli e trasportata a dorso di mulo fino alle fosse poste a tramontana, si producevano tali delizie. 

Dalle dimensioni importanti, le neviere, spesso grotte di scorrimento lavico e profonde talvolta fino a cinque metri, accoglievano la neve opportunamente pressata e ricoperta di rami, foglie o cenere per evitarne la liquefazione. Se ben conservato, il contenuto poteva durare anche un anno. La neve era una fonte di reddito importante che produceva ricchezza e lavoro impegnando migliaia di addetti fra imprenditori operai, sorbettieri, acquaioli, commercianti, rivenditori e che a Catania, fra il XVI e il XVIII secolo, era di pertinenza del vescovo della città, il quale aveva il monopolio del commercio e dell’utilizzo della fredda sostanza che serviva anche in medicina per bloccare febbri ed emorragie. 

Molte navi partivano da Catania per l’ospedale di Malta e per la Tunisia. Il prezzo variava a seconda della qualità del ghiaccio che poteva essere opaco o cristallino. Il primo era meno caro ma di poca durata, impuro e pieno di residui vegetali mentre il secondo, più pregiato, si formava più lentamente e rimaneva trasparente

La familiarità con la neve e l’esperienza maturata dai nostri artigiani può essere raccontata dalla vita di un personaggio siciliano arrivato a Parigi dalla lontana Acitrezza, al tempo di Luigi XIV: Francesco Procopio Dei Coltelli. Portò con sé uno strano aggeggio per fabbricare sorbetti e gelati e sostituì lo zucchero al miele degli arabi, dosò sapientemente il sale da aggiungere al ghiaccio per aumentarne la durata, utilizzò l’acqua al bergamotto e aprì suo caffè dal nome Cafè Procope sulla rue de L’Ancienne Comedie Francaise nel quartiere latino. 

Procopio offriva acque gelate (quella che noi adesso chiamiamo granita), gelati di frutta, fiori d’anice, fiori di cannella, frangipane, gelato al succo di limone, gelato al succo d’arancio, sorbetto di fragola, e grazie a una patente reale (concessione) il Re Sole gli concedette l’esclusiva di quei dolci. Il caffè del siciliano diventò il più famoso luogo di ritrovo parigino nel Settecento e nell’Ottocento oltre a essere il primo caffè di Parigi e, secondo molti, anche il più antico caffè d’Europa. Fu frequentato da nomi illustri come La Fontaine, Voltaire, Napoleone, Honorè de Balzac, Victor Hugo, George Sand, Paul Verlaine e Anatole France, come ricorda un’epigrafe sulla porta, ma anche da Robespierre, Danton e Jean Paul Marat

E fu così che Francesco Procopio Dei Coltelli diventò monsieur François Procope des Couteaux.

Giusy Belfiore

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