Slitta a fine settembre la testimonianza della dottoressa Daniela Bagnasco, una delle più attese nell’aula della terza sezione penale, dove si celebra il processo all’ex primario di Villa Sofia Matteo Tutino, accusato di aver spacciato delle operazioni di chirurgia estetica per interventi funzionali e necessari, dirottandoli nella struttura ospedaliera pubblica. Gli si contesta, inoltre, di aver falsificato alcune cartelle mediche relative a questi interventi. Fatto che sin dall’inizio ha negato con forza, dichiarando che le firme sui documenti oggi al vaglio della Corte li abbia firmati tutti il collega Giuseppe Cuccia, rimasto però fuori dall’indagine.
«Il pm Luca Battinieri ha evidenziato che la dottoressa, collega chirurgo plastico della medesima unità operativa del dottore Tutino, è indagata per truffa e falso in cartella – gli stessi reati contestati all’ex primario – e quindi non potrà essere sentita come semplice testimone, ma come teste assistito in presenza del suo difensore», spiega l’avvocata Sabrina Donato, che assiste Tutino insieme all’avvocato Carlo Taormina. Tutto tace, invece, rispetto a quanto denunciato alcune settimane fa davanti ai microfoni della stampa circa la legittimità dei pm a rappresentare l’accusa nel processo: «È stata informata la Procura di Caltanissetta, adesso spetta a loro vagliare quanto abbiamo rilevato», continua l’avvocata Donato. Le accuse mosse non sono da poco: si chiede ai magistrati nisseni di pronunciarsi in merito all’opportunità di mantenere, nel processo in corso a Palermo contro il medico, gli stessi pm. Al fianco di Battinieri, infatti, ci sarebbe anche il sostituto procuratore Claudia Ferrari, moglie dello stesso Cuccia che avrebbe firmato le cartelle per cui Tutino è imputato. «Non puntiamo il dito contro nessuno, per noi questi non rappresentano dei reati, ma se lo sono allora dovrebbe esserci il collega al posto del mio cliente o entrambi», aveva precisato infatti l’avvocato Taormina.
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