Processo Trattativa, ascoltato D’Amico  «Coinvolti diversi magistrati, ho fatto i nomi»

L’udienza di oggi è iniziata con Il contro-esame di Carmelo D’Amico. Come prevedibile, gli avvocati della difesa hanno centrato il dibattimento sull’attendibilità del teste, ponendo domande volte a verificare se il pentito sia o meno affidabile. 

D’Amico è sempre stato restio al parlare, a fare i nomi, ma nelle ultime udienze pare che le cose siano cambiate. «Perché aveva paura prima di fare i nomi di politici come Martelli e dell’Utri – chiede l’avvocato Giuseppe Di Peri, legale di Dell’Utri –  e all’ultima udienza invece sì?»

«Perché avevo paura? – ha risposto il pentito – Perché sono a conoscenza di cose brutte che sono capaci di fare i servizi segreti. All’inizio, ogni cosa che dichiaravo il giorno dopo era sui giornali. E quindi avevo paura che succedesse qualcosa alla mia famiglia. Poi dal carcere di Bicocca sono stato trasferito in altro carcere (recentemente, ndr) e mi sento meglio. La mia coscienza non permetteva che io nascondessi una cosa del genere, ma avevo paura per la mia famiglia ancora a Barcellona pozzo di gotto».

Dopo la scorsa udienza al bunker dell’Ucciardone, in cui ha fatto riferimenti ai «suicidi-omicidi» che mettevano in atto i servizi segreti, D’Amico è stato ascoltato dalla procura di Messina. I verbali sono secretati, perché probabilmente oggetto di indagine. Ascoltato anche da magistrati di Caltanissetta. Il pentito ha chiesto nei giorni scorsi anche di essere sentito dal Pm Di Matteo. 

«Rotolo (da cui D’Amico apprendeva le notizie, ndr) aveva rapporti con tutti, Cinà, Bagarella, Riina e le sue fonti erano loro, nominava sempre loro. Tutta gente sottoposta al 41 bis, lo so. Dell’Utri faceva parte di una loggia Massonica, questo me lo disse Rotolo. Mi è stato detto che operava in Sicilia e Calabria e ne facevano parte Cattafi, il senatore Nania e dell’Utri e altri uomini d’onore. I mandanti della stragi erano Andreotti, alcuni ministri, servizi segreti e Cosa Mostra. C’era un doppio gioco per far scendere a patti il ministro Martelli e Mancino».

«Mi spavento dei servizi segreti non dei ministri, ha capito? – ha detto rivolgendosi agli avvocati – io so di cosa sono capaci. I servizi segreti volevano morto il pm Di Matteo. Hanno mandato un’ambasciata a Provenzano, che ha preso tempo, dovevano fargli agguato con armi di grosso calibro. Prima volevano eliminare Ingroia, poi lo hanno lasciato perdere e sono passati a Di Matteo».

D’Amico ha dichiarato poi che «Provenzano fu coperto da pezzi grossi dello Stato e dai Ros» e ha aggiunto: «Rotolo mi disse che Provenzano aveva scritto due cose di suo pugno, nel papello: la revoca del 41 bis e l’alleggerimento della legge sul sequestro di beni. Rotolo era il pupillo di Provenzano e Riina». 

L’avvocato Basilio Milio, difensore di Mario Mori, ha chiesto, in riferimento ai legami tra mafia e politico: «Rotolo le ha mai detto come mai in sette anni, Berlusconi governò sei mesi soltanto e per il restante tempo al governo stette la sinistra? Ci furono dei cambiamenti? Furono fregati? Ci fu altro accordo? Glielo ha mai detto Rotolo come mai?». «Non me lo ricordo questo», ha risposto il pentito

«Cos’altro le disse sui servizi segreti, Rotolo?», ma D’Amico ha ribadito: «Non posso parlare perché ci sono indagini in corso. E ho fatto anche diversi nomi di magistrati, ma anche in questo caso non posso parlare perché ci sono indagini in corso». Milio ha continuato sul filone legato alla sinistra, salita al potere: «Rotolo le disse che Prodi era legato ai Servizi Segreti?». «No» ha detto. L’avvocato Francesco Romito, legale di De Donno ha chiesto a D’Amico se sa chi ha ucciso il giornalista di Barcellona Pozzo di Gotto Beppe Alfano? «Si, lo so – ha detto –  ma ci sono indagini in corso e non posso dire di più. Ma so chi è mandante e chi è esecutore. E non sono i servizi segreti».


Marta Genova

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