Processo Scarface, quattordici anni per Willy Cerbo Nove condanne per quasi mezzo secolo di carcere

Otto anni per il padre e quattordici anni e tre mesi per il figlio, entrambi interdetti in modo perpetuo dai pubblici uffici. È questa la condanna in primo grado stabilita dal tribunale di Catania per Francesco Ivano William Cerbo nel processo Scarface. La sentenza, firmata dal presidente della corte Roberto Passalacqua, è stata pronunciata ieri sera, intorno alle 20. Al termine di un processo scaturito da un’inchiesta antimafia del 2014. Quella che prendeva il nome dal personaggio interpretato da Al Pacino nel film Scarface, appunto: il boss statunitense che sedeva su un trono, lo stesso che il giovane Willy Cerbo avrebbe sognato di posizionare nella villa faraonica che avrebbe voluto costruire. Dorato, rivestito di pelle nera e con le iniziali cucite sullo schienale. Nei suoi confronti, però, come per la maggior parte degli imputati (16 in tutto) è stata esclusa l’aggravante mafiosa. Tre anni e sei mesi, invece, è la condanna stabilita nei confronti del boss Nuccio Mazzei, figlio del capostipite dei Carcagnusi Santo, già condannato per mafia e adesso anche per intestazione fittizia di beni. Secondo i magistrati, nel business discoteche a Catania c’era anche la sua longa manus

La pena di tre anni e sei mesi di reclusione è stata invece comminata a Francesco Caccamo, luogotenente della guardia di finanza, accusato dalla procura di avere avvisato – nel 2012 – alcune persone, tra cui gestori e titolari di stabilimenti balneari, di alcuni controlli economici che stavano per essere messi in atto. Anche nei suoi confronti è stata esclusa l’aggravante mafiosa e la pena è stata ridotta della metà rispetto a quanto aveva chiesto il pubblico ministero (sei anni, più pene accessorie). Quando la procura aveva formulato le sue richieste di condanna, aveva già chiesto l’esclusione dell’articolo sette per i reati di natura finanziaria. In altri termini, sia per quanto riguarda le intestazioni fittizie di beni sia la bancarotta fraudolenta, secondo i pm l’obiettivo non sarebbe stato quello di ingrassare le casse della cosca dei Carcagnusi. In ogni caso, il tribunale ha ordinato la confisca dei beni di Willy Cerbo (mentre per quelli di tutti gli altri è stata ordinata la restituzione). 

Assolte, invece, sia Klizia Cerbo sia Letteria Di Paola, rispettivamente sorella di William e moglie di Francesco Ivano Cerbo, perché i fatti non costituiscono reato (assieme a Monica Ciaravolo e Massimo Ippolito). Per non avere commesso il fatto, infine, sono stati scagionati Gaetano Cantarella e Michele e Gabriele Santi Di Grazia. Tra novanta giorni saranno depositate le motivazioni.

Le condanne
Sebastiano Mazzei, tre anni e sei mesi di reclusione;
Francesco Caccamo, tre anni e sei mesi di reclusione;
Francesco Ivano Cerbo, otto anni di reclusione;
William Alfonso Cerbo, quattordici anni e tre mesi di reclusione;
Cirino Antonio D’Assero, tre anni e sei mesi di reclusione;
Angelo Finocchiaro, quattro anni e sette mesi di reclusione;
Rosario Guarnaccia, tre anni e sei mesi di reclusione;
Carmelo Panebianco, due anni e sei mesi di reclusione;
Lucio Stella, due anni di reclusione (in aumento alla pena già stabilita con la condanna del 22/12/2016)

Le assoluzioni
Klizia Cerbo, Monica Ciaravolo, Letteria Di Paola, Massimo Ippolito perché i fatti non costituiscono reato; e Gaetano Cantarella, MicheleGabriele Santi Di Grazia per non avere commesso il fatto. 

Luisa Santangelo

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