Il giudice credeva che sarebbe stata un’udienza breve, con poche comunicazioni non troppo urgenti. Invece Loris Gagliano ha di nuovo scombinato le carte di un procedimento, quello d’Appello, che avrebbe dovuto essere lineare e che, invece, è pieno di colpi di scena. Come quello di oggi, quando il giovane ha rinunciato a prendere parte al processo, dopo essere stato trasferito da Roma dove è in osservazione psichiatrica al tribunale di Catania. Il ventiseienne, originario di Caltagirone, era stato condannato all’ergastolo ad aprile 2013, per aver ucciso, il 27 dicembre 2011, la sua ex fidanzata Stefania Noce, all’epoca ventiquattrenne, e il nonno di lei, il settantunenne Paolo Miano.
Nel corso dell’ultima udienza, il 4 marzo 2014, la Corte aveva stabilito che Gagliano avrebbe dovuto essere trasferito per qualche tempo a Roma, nel nuovo complesso della casa circondariale di Rebibbia. Per evitare troppi viaggi e le conseguenti spese, il giudice Luigi Russo aveva consigliato all’avvocato della difesa Giuseppe Rabbito di invitare l’imputato a rinunciare all’udienza di questa mattina: «In via del tutto informale precisa il magistrato Solo per una questione di comodità e di rapidità». E Loris Gagliano, conferma Rabbito, si era detto d’accordo. «Tuttavia, non ha mai formalizzato la richiesta di rinuncia e si è poi rifiutato di incontrarmi spiega il legale Quindi, nostro malgrado, siamo qui». Senza l’imputato, che ha comunicato le sue intenzioni di non partecipare alla seduta solo una volta arrivato al Palazzo di giustizia etneo. Ma, soprattutto, senza la perizia sullo stato mentale dell’assassino, ancora incompleta.
E mai come in questo caso le osservazioni dei due periti nominati dal tribunale gli psichiatri Bruno Calabrese e Francesco Bruno, noti a livello nazionale e spesso ospiti dei salotti televisivi sono essenziali per lo svolgimento del procedimento. Perché a febbraio Loris Gagliano ha chiesto l’annullamento del ricorso in Appello, e potrà essere accontentato solo se sarà dichiarato capace d’intendere e di volere.
«Con le sue azioni contraddittorie e i suoi continui cambiamenti d’idea, l’imputato sta gestendo il processo come meglio crede», arringa Enzo Trantino, avvocato di Gaetana Ballirò e Rosetta Miano, rispettivamente nonna e madre di Stefania Noce. «Si sta prendendo gioco della Corte procede l’avvocato E noi non possiamo più essere umiliati da questo signore». «Volete ancora dargli corda? Volete ancora fare quello che vuole lui?», urla dal pubblico Ninni Noce, padre della studentessa uccisa. La protesta, però, è troppo vivace e l’uomo viene accompagnato fuori dall’aula.
È a questo punto che prende la parola Bruno Calabrese («Qualcuno ha notizie del perito?», chiede il giudice Russo prima di notarlo in mezzo ai banchi degli avvocati). «Il 12 e il 13 marzo ho incontrato Gagliano per sottoporgli dei test psicodiagnostici», sostiene il medico. Che domani andrà al carcere di Siracusa per un’altra visita. Del resto, ammette: «Il caso è complesso e difficile sul piano diagnostico». La ragione è semplice: Loris Gagliano era uno studente di Psicologia, «e conosce le procedure cliniche». «Un’osservazione psichiatrica continua conclude il perito è necessaria». Per questa ragione, la prossima udienza è stata fissata tenendo conto di trenta giorni di monitoraggio a Rebibbia ed è stata nuovamente prorogata la scadenza per la consegna della perizia psichiatrica, che dal 3 maggio è stata spostata al 31 dello stesso mese.
La prossima udienza è fissata per il 3 giugno, mentre gli psichiatri saranno sentiti da magistrati e avvocati il 10. La chiusura del procedimento, per annullamento o sentenza, avverrà entro l’estate.
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