Processo Mori, iniziata la requisitoria del pg Patronaggio «Rispetto della legge superiore al rispetto delle stellette»

Iniziata davanti alla Corte d’appello di Palermo, la requisitoria del sostituto procuratore generale Luigi Patronaggio, del processo a carico dell’ex generale dei Ros Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, i due ufficiali accusati di favoreggiamento aggravato di Cosa nostra per la mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995 a Mezzojuso. I due militari nel processo di primo grado furono assolti dall’accusa (nella foto in alto, il giorno della sentenza). Accanto a Patronaggio c’è anche il Procuratore generale Roberto Scarpinato, che segue la prima udienza dedicata alla requisitoria. Sul banco degli imputati, Obinu e Mori, seduti accanto ai loro legali, gli avvocati Basilio Milio ed Enzo Musco, quest’ultimo legale anche del sindaco Ignazio Marino.

Prima dell’estate il Presidente della V sezione della Corte di appello di Palermo, Salvatore Di Vitale, che è anche Presidente del Tribunale, aveva rigettato la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, avanzata dalla procura generale il 14 maggio scorso e dunque, tra le altre cose, non sono state ammesse le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Vito Galatolo e Carmelo D’Amico, gli atti del così detto “protocollo Farfalla” e quelli sul colonello Venturi e sui servizi deviati.

Il pg Luigi Patronaggio, che rappresenta l’accusa, proverà a smontare l’assoluzione puntando il dito contro i due imputati accusati del mancato blitz nonostante il confidente Luigi Ilardo, poi assassinato, avesse localizzato il padrino a Mezzojuso. Una mancata cattura che il pg all’inizio del processo aveva definito «l’ennesima caduta di professionalità degli imputati che hanno ottenuto, al di là di ogni prassi e logica militare, inaudite promozioni».

«So perfettamente che i giudici provano un certo fastidio quando si trovano di fronte imputati ‘eccellenti’ – ha detto in udienza Patronaggio –  ma dobbiamo abituarci al fatto che il rispetto della legge è superiore al rispetto delle stellette. Negli Stati uniti d’America, spesso si è mandato a giudizio davanti alla Corte marziale eroi di guerra che avevano sì salvato vite umane, ma che non si erano attenuti agli ordini impartiti. Il rispetto delle regole, ribadisco, va al di là della stellette». «Questo è un processo che si è svolto in un clima di correttezza – dice ancora Patronaggio – Non nascondo la difficoltà di sostenere questo appello e di rappresentare un’accusa in un processo ad alti ufficiali dei carabinieri, persone con cui si è personalmente lavorato in passato. Un un processo d’appello che si presentava oggettivamente difficile, con due imputati che hanno espressamente rinunciato alla prescrizione, e che sono reduci da un’assoluzione di primo grado. Un processo di primo grado svolto in un clima di tensione, con un’opinione pubblica divisa. C’erano i complottisti, ad esempio».

Il pg poi punta sul rispetto della Costituzione, motivo per cui, dice, questo processo andava portato a termine, A prescindere dalle ragioni che hanno spinto gli imputati ad avere le condotte a loro imputati, «per il dovere di lealtà che incombe su tutti i pubblici ufficiali – dice ancora il pg Luigi Patronaggio – Occorreva fare questo processo d’appello. Ho messo in conto anche l’insuccesso personale e professionale perché la posta in gioco era ed è alta. E’ con questo stato d’animo che mi sono messo al lavoro, trovando il sostegno del Procuratore generale (Scarpinato, ndr) in persona, con una squadra di persone eccezionale, a partire dalla polizia giudiziaria».

Redazione

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