Immortalato in due giorni diversi, appare nel primo con indosso una maglietta bordeaux vistosamente chiazzata di sudore e jeans. Mentre il giorno dopo la tenuta si fa più elegante: camicia bianca, abito nero e capelli sistemati in un taglio fatto probabilmente per l’occasione. E poi balletti e sorrisi. Appare così Medhanie Yehdego Mered, il trafficante di esseri umani che è stato cercato dalle autorità di mezza Europa, immortalato in un video mentre festeggia al matrimonio del nipote. Una circostanza di cui, fino ad ora, si conoscevano solo alcune immagini, entrate nel processo in corso davanti alla seconda corte d’assise di Palermo. E dove da oggi entra a tutti gli effetti, col consenso dell’accusa, anche il breve filmato. Sarebbe, per la difesa, l’ulteriore ed ennesima dimostrazione che l’imputato rinchiuso al Pagliarelli da giugno 2016 non è il trafficante a cui tutti hanno dato la caccia, ma la vittima di un clamoroso scambio di persona.
Da sempre, infatti, l’imputato non solo ha dichiarato la propria estraneità rispetto alle accuse di traffico di esseri umani, ma ha sempre spiegato di essere anche lui in procinto di intraprendere il viaggio verso l’Europa e di chiamarsi Medhanie Tesfamariam Behre. Il video, introdotto oggi in aula dalla difesa che lo ha recentemente ricevuto tramite e-mail, è stato girato a Khartoum l’11 e il 12 ottobre del 2015, dove è consuetudine festeggiare in due giorni distinti e consecutivi. A contattare l’avvocato difensore Michele Calantropo è stato, il 5 maggio scorso, Yafeit fessehazion Ghebregziabhier, oggi residente a Calgary in Canada, che di sua iniziativa ha deciso di cercarlo per mandargli il video in questione. Dichiarando anche di conoscere entrambi: Behre avrebbe vissuto con un suo amico, mentre Mered lo avrebbe incontrato proprio quel fatidico giorno al matrimonio, «quella è stata la prima e anche l’ultima volta che l’ho visto».
Ma impossibile avvicinarsi a lui. A difendere Il Generale, infatti, c’è tutt’attorno una schiera di fedelissimi, che lo circondano costantemente nella frenesia dei balli tipici. Yafet scrive anche all’avvocato di essere stato in Sudan dal settembre del 2009 fino al giugno del 2017. «Con il video si vede ancora meglio, rispetto alle fotografie, l’effige del vero trafficante e dimostra ancora una volta che tutta la comunità eritrea mondiale riconosce il trafficante Yehdego Mered raffigurato nella foto diffusa anche nell’ordinanza». Una riprova in più, che si aggiunge a quanto già messo insieme in questi due anni di processo. Senza contare le numerose manifestazioni spontanee organizzate dai membri della comunità eritrea nel mondo, intenzionati a far sentire la propria voce e a mobilitarsi per dimostrare che l’uomo in carcere non è il trafficante che tutti credono di aver catturato.
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