Sette anni e quattro mesi. È questa la richiesta di condanna della procura generale nei confronti di Raffaele Lombardo. L’ex presidente della Regione Siciliana per anni faro del mondo autonomista, oggi presente in aula al tribunale di Catania, si trova alla sbarra per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Ad avanzare la richiesta sono state le magistrate Agata Santonocito e Sabrina Gambino. La requisitoria era cominciata nell’udienza del 10 novembre 2020. I successivi appuntamenti, l’1 e il 9 dicembre, erano invece durati una manciata di minuti prima di un doppio rinvio per l’adesione all’astensione degli avvocati di Lombardo e, nell’ultimo caso, per l’assenza di un giudice a latere della corte presieduta dalla giudice Rosa Anna Castagnola.
L’ex presidente ha già annunciato che durante la prossima udienza, già fissata in calendario per il 2 marzo, farà dichiarazioni spontanee. Poi, il 16 marzo, palla alla difesa prima del verdetto finale. Quello che si svolge al primo piano del palazzo di giustizia di piazza Giovanni Verga è il processo d’appello bis per l’ex governatore, dimessosi da palazzo d’Orleans il 31 luglio 2012. Condannato in primo grado a febbraio 2014, con rito abbreviato condizionato, dalla giudice monocratica Marina Rizza, è stato assolto dal reato di concorso esterno nel primo processo di secondo grado, rimediando una condanna a due anni per voto di scambio. Il verdetto viene, però, ribaltato in Cassazione con i giudici ermellini che annullano la sentenza e rimandano a una nuova corte per il giudizio attualmente in corso.
Recentemente, per Lombardo si è chiusa un’altra vicenda giudiziaria. Quella in cui era imputato per voto di scambio semplice insieme al figlio, ed ex deputato regionale, Toti. Procede invece con il passo della lumaca il processo, con rito ordinario, in cui è finito imputato per concorso esterno in associazione mafiosa Angelo Lombardo, fratello dell’ex presidente con un passato da deputato regionale e parlamentare del Movimento per le autonomie. Quest’ultima vicenda, così come quella che ha come protagonista Raffaele Lombardo, rientra nell’indagine Iblis della procura di Catania sul connubio tra mafia, politica e imprenditoria. Una triangolazione d’interessi che ha avuto come registi alcuni tra i personaggi di maggiore peso della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. Tra loro Vincenzo Aiello, capo per la provincia di Catania attualmente al 41bis dopo una condanna all’ergastolo per l’omicidio di Angelo Santapaola, Nicola Sedici, e Pippo Ercolano. U ‘Zu Pippo, che ha sposato la sorella del capomafia Nitto Santapaola, è morto a 76 anni nel 2012.
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