L’udienza di ieri del processo di primo grado a carico di Christian Leonardi, accusato di aver ucciso, la sera del 19 gennaio del 2015, la moglie Eligia Ardita e Giulia la bambina che portava in grembo, ha avuto al centro la testimonianza dell’ex generale dei Ris Luciano Garofano, consulente della parte civile.
La svolta per il delitto della giovane infermiera siracusana era arrivata a settembre, a distanza di otto mesi, tramite il sopralluogo dei carabinieri del Ris di Messina che, muniti di reagenti chimici, luminol e altri strumenti, avevano analizzato l’appartamento in cui viveva la coppia. L’elemento determinante per smentire la tesi dell’incidente, era stata l’acquisizione di tracce biologiche che lasciavano ipotizzare una colluttazione e segni di trascinamento, viste le macchie dal salotto alla camera da letto.
In particolare, Garofano ha riferito sulla relazione dei Ris di Messina in relazione alle tracce di natura biologica. «Il generale – racconta a MeridioNews il legale della famiglia Ardita, Francesco Villardita – ha confermato che, sotto il profilo tecnico, il lavoro dei carabinieri del reparto delle investigazioni scientifiche è stato ineccepibile». Andando nello specifico, l’analisi delle tracce di saliva appartenenti a Eligia ritrovate all’interno della cucina e del salotto rileva «una particolare posizione, dimensione, forma e una quantità di dna estraibile – spiega l’avvocato – che non sono compatibili a quelle derivanti da uno starnuto o da un colpo di tosse. Dunque, devono essere considerate delle tracce derivate non da precipitazione ma proiettate da un qualcosa di più rilevante o di più forte».
Le tracce di Eligia in quella casa sono rimaste, nonostante i tentativi di ripulire muri e pavimenti messi in atto da Christian per eliminarle, quella sera stessa, ancora prima di chiamare i soccorsi. Negli otto mesi che trascorrono dalla morte di Eligia al sopralluogo dei Ris, c’è un periodo di tempo in cui Christian rimane a vivere in quella casa in via Calatabiano. Eppure «la quantità del dna estraibile dal reperto analizzato era superiore rispetto a quella di ignoto uno – che non viene esplicitamente collegato all’imputato solo perché non è stata fatta la comparazione», come spiega Villardita.
In pratica, le tracce più numerose sono quelle di Leonardi – che, come detto, ha continuato a vivere in quella casa anche dopo la morte della moglie – ma la quantità di dna maggiore che è stato possibile estrarre dai reperti presi in analisi dai Ris è di Eligia. «Anche questo lascia presumere – afferma il legale – che si sia trattato di qualcosa di diverso dalla normale caduta dall’alto di saliva tipica di un normale starnuto o riconducibile a quella che può venir fuori mentre si parla». Il processo è stato rinviato al prossimo martedì 5 dicembre quando verranno sentiti, come testimoni per la parte civile, alcuni vicini di casa.
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