Processo Cara Mineo, i filoni unificati dopo oltre un anno Tra gli imputati c’è anche l’ex sottosegretario Castiglione

Sono state riunite in un unico procedimento le posizioni dei 15 imputati rinviati a processo davanti alla terza sezione del tribunale di Catania per turbativa d’asta e falso nell’ambito dell’inchiesta sulla concessione dell’appalto dei servizi nel Centro d’accoglienza per richiedenti asilo di Mineo. Tra gli imputati Giuseppe Castiglione, ex sottosegretario alle Politiche agricole. Indagato in qualità di soggetto attuatore del centro più grande d’Europa, che nei mesi scorsi aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato.

Alla sbarra ci sono anche l’ex sindaca di Mineo, Anna Aloisi; l’ex presidente del consorzio Sol.Calatino, Paolo Ragusa; l’ex direttore del consorzio Calatino terra d’accoglienza, Giovanni Ferrera; gli ex vertici delle Ati interessate. Dal procedimento è uscito Luca Odevaine, condannato a sei mesi di reclusione con il patteggiamento. Nell’ultima udienza del processo sono state depositate le richieste di prove documentali, su cui il tribunale scioglierà la riserva il prossimo 15 maggio

Al centro dell’inchiesta, coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro e dai sostituti Raffaella Agata Vinciguerra e Marco Bisogni, le gare d’appalto per la gestione dei servizi del Cara fra il 2011 e il 2014, intervallata da sette proroghe avallate da un protocollo con la prefettura di Catania. Secondo l’accusa, Castiglione, all’epoca presidente della provincia di Catania, insieme a Odevaine e Ferrera – rispettivamente presidente e componente la commissione aggiudicatrice – avrebbero «predisposto il bando di gara con la finalità di affidamento».

La procura di Catania ritiene che le coop interessate si «costituivano appositamente in Ati» dopo avere «ricevuto rassicurazioni sull’aggiudicazione degli appalti», il cui «bando era concordato con lo stesso Castiglione, Odevaine e con Ferrera». A Castiglione e all’ex sindaca di Mineo, Aloisi, e Paolo Ragusa, in qualità di presidente del consorzio Sol Calatino, è contestata, come riportato dall’agenzia di stampa Ansa, anche la corruzione «per la promessa di voti per loro e i gruppi politici nei quali gli stessi militavano (Pdl, lista Uniti per Mineo e Ncd) in cambio di assunzioni al Cara». 

Ferrera e Odevaine sono indagati anche per falso ideologico per l’assunzione di quest’ultimo al Cara di Mineo come esperto di fondi europei. Un faro sull’appalto da quasi 100 milioni di euro era stato acceso anche dall’autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone che alle procure di Catania e Caltagirone inviò la documentazione sull’appalto per la gestione della struttura, definendo la gara «illegittima e lesiva dei principi di concorrenza e trasparenza».

Redazione

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