Processo appello bis Lombardo, assolto ex presidente Regione L’avvocata: «L’ho sentito: era contento. Attendiamo motivazioni»

Il processo d’Appello bis a
Raffaele Lombardo si conclude con un’assoluzione per il concorso esterno perché «il fatto non sussiste» e per voto di scambio «per non avere commesso il fatto». L’ex presidente della Regione finito sul banco degli imputati con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato dall’avere favorito la famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano di Catania non era presente alla lettura della sentenza. «L’ho sentito e mi ha detto che era contento», ha detto appena fuori dal tribunale la sua avvocata Maria Licata che ha preferito non commentare la sentenza «prima di avere le motivazioni». Il verdetto, letto dalla presidente Rosa Anna Castagnola, è arrivato al termine di una camera di consiglio cominciata alle poco dopo le 11. La mattinata era cominciata con le ultime repliche dell’avvocato Vincenzo Maiello, inizialmente previste per l’udienza del 21 dicembre 2021 ma poi rinviate a oggi per l’eccessivo carico di lavoro della corte. La procura di Catania, con le magistrate Agata Santonocito e Sabrina Gambino, aveva chiesto una condanna a sette anni e quattro mesi

Posizione diametralmente opposta per la difesa, sostenuta anche dalla legale Maria Licata. «Lombardo riteniamo che debba essere assolto
perché il fatto non sussiste – ha detto al termine delle repliche l’avvocato Maiello – Sarebbe mostruoso che noi fossimo incerti davanti a questa corte. Nulla (ripetuto tre volte, ndr) può autorizzare un’affermazione di responsabilità. L’assoluzione tranquillizzerebbe anche l’opinione pubblica siciliana sul fatto che Lombardo non sia sceso a patti con Cosa nostra, anche perché credo sia stato il primo politico ad avere inserito nella propria giunta magistrati di comprovata esperienza antimafia». L’ex presidente, come suo solito, ha assistito all’udienza con accanto il figlio ed ex deputato regionale Toti. Dopo la lettura del dispositivo, all’esterno del palazzo di piazza Verga c’era anche l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Catania Giuseppe Lombardo; che dell’ex presidente è nipote perché figlio del fratello Angelo. Al termine nessun commento se non il consueto annuncio che non sarebbe stato presente alla lettura del dispositivo. Questa volta per la priorità di partecipare al funerale di un amico. 

Il processo Lombardo – che si svolge con il
rito abbreviato condizionato – è arrivato al secondo passaggio in corte d’Appello dopo l’annullamento con rinvio del 2018 disposto dalla Corte di Cassazione della prima sentenza di secondo grado. In quest’ultima – era il 2017 – l’ex presidente della Regione, dimessosi dallo scranno di palazzo d’Orleans il 31 luglio del 2012 dopo essere finito alla sbarra, era stato assolto dal concorso esterno ma condannato a due anni con pena sospesa per corruzione elettorale semplice senza l’aggravante di avere favorito i boss della famiglia Santapaola-Ercolano. Nel processo di primo grado, la giudice Marina Rizza aveva invece riconosciuto Lombardo colpevole di entrambi i reati comminando una pena a sei anni e otto mesi. L’inventore del Movimento per le autonomie venne bollato come «arbitro» e «moderatore» degli intrecci tra mafia, politica e mondo imprenditoriale. Un connubio che rappresenta il pilastro portante dell’indagine Iblis del 2010. Tesi che il politico ha sempre respinto, definendola in un’intervista a MeridioNews come «un’invenzione di sana pianta».

Nell’indagine, oltre a Lombardo, è rimasto imbrigliato il fratello
Angelo, ex parlamentare Mpa attualmente sotto processo – con rito ordinario – per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravatoPassati 12 anni dal blitz, il processo ad Angelo Lombardo è ancora fermo in primo grado. Il pentito Eugenio Sturiale raccontò di un presunto pestaggio che avrebbe riguardato il politico. Aggredito, secondo la ricostruzione dell’uomo di fiducia dei Santapaola, per il mancato rispetto di alcune promesse elettorali. La presunta vittima ha sempre respinto questa ricostruzione spiegando di essere stato ricoverato – era il 2008 – per una crisi ipertensiva. Nella cartella clinica non si faceva riferimento a lesioni ma i medici gli prescrissero una radiografia al torace e alla spalla destra

Dario De Luca

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