«I soddi ci su? Ppì votari…». Un gruppo di donne ride. «I soddi? Macari, du’ euru». La risposta è del presidente della VI circoscrizione di Catania Lorenzo Leone, politico di lungo corso eletto tra le file di Articolo 4, il movimento che fa capo ai deputati regionali Luca Sammartino e Valeria Sudano confluito da qualche anno nel Partito democratico. È domenica pomeriggio al circolo Pd di viale Castagnola, a Librino, e si stanno svolgendo le operazioni di voto per le primarie. Le conversazioni registrate da MeridioNews sono dello stesso tenore di quelle riportate, sempre da questa testata, durante la mattina del 30 aprile al corso Indipendenza. «Sennò nenti – continua una donna – Patti chiari e amicizia lunga». Nel quartiere alla periferia sud di Catania, a fine giornata, il totale parla di 528 voti per Matteo Renzi, 133 per Andrea Orlando e 80 per Michele Emiliano. «Elezioni bulgare», le aveva definite il presidente del seggio Bruno Medeot. «Truppe cammellate», secondo l’area Cgil. E nel verbale dello spoglio ci sarebbe anche il riferimento ad alcune presunte stranezze nello svolgimento delle votazioni.
«Quanti anni hanno? – dice Lorenzo Leone a un gruppo di persone, tra cui alcuni bambini – Se avessero avuto 16 anni, avremmo fatto votare anche loro». «Ora lo dico a mio figlio – risponde un uomo – Vediamo se lo rintracciamo». Lo scambio di battute si svolge davanti all’ingresso della sede dem di Librino. «Facitimilu mannari a ‘occarunu», prosegue l’esponente di Articolo 4. A poche porte di distanza c’è il Caf che lui stesso gestisce. Contattato più volte da MeridioNews per una risposta, però, il politico sceglie di non rilasciare alcuna dichiarazione. E in effetti sono sempre rare le sue uscite sulla stampa: anche in passato quando, citato nella relazione della commissione antimafia all’Ars sul Consiglio comunale di Catania per via del fratello pregiudicato per reati di mafia Gaetano Leone, aveva solo specificato di non avere alcun contatto con il fratello e di non vederlo da parecchi anni.
Accanto a Lorenzo Leone c’è
Mimmo Nicolosi, ispettore della polizia municipale del Comune di Catania ed ex candidato nel 2013 al Consiglio comunale con la lista Tutti X Catania a sostegno dell’ex primo cittadino Raffaele Stancanelli. «Non cominciare a sbagliare – raccomanda Nicolosi a un cittadino che sta per entrare a votare – Ci devi mettere una X». «Una X? – domanda l’elettore dem – Sono analfabeta, lo devo sapere?». Passano pochi istanti, l’uomo entra al seggio, esce con un foglio di carta in mano e lo porge a Nicolosi. «Io sono andato a votare – risponde l’ispettore a MeridioNews – Poi ho incontrato degli amici, sì. Io abito là vicino, ho incontrato il presidente della circoscrizione, il vicepresidente Giovanni Cannavò e il consigliere di circoscrizione Maurizio Famà. Tutti amici miei». Il foglio che gli viene dato dal cittadino potrebbe sembrare una delle ricevute che attestavano il pagamento dei due euro per esprimere il voto. «Avevo quella mia, di mia moglie, di mia figlia e di mio genero – spiega – Perché altri dovevano dare le ricevute di voto a me? No, completamente».
Nelle riprese di MeridioNews l’ispettore municipale rimane davanti al seggio di Librino per circa due ore, dalle 18 a poco prima delle 20. «Ho staccato dal servizio al mercatino delle pulci intorno alle 15 e sono andato a votare un paio di ore dopo, rimanendo di fronte al circolo per il tempo di qualche sigaretta – racconta il vigile urbano, raggiunto per telefono – Sono andato a votare perché mi sentivo di farlo. Forse qualcuno avrà chiesto come si deve votare e io gli avrò risposto che doveva mettere una X. Che c’è di male?». E continua: «Sto cadendo dalle nuvole. Io sono stato mezz’ora al massimo, un’ora o quello che sia, e poi me ne sono andato. Non so neanche di cosa si sta parlando. Che ruolo avrei dovuto avere? Non faccio parte di nessun gruppo politico».
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