Oltre novemila firme soltanto a Palermo a sostegno della candidatura di Nello Musumeci alle primarie di coalizione («per raccoglierle e contarle tutte – ammette – occorreranno ancora due o tre giorni»), 14mila quelle raccolte dal senatore forzista Vincenzo Gibiino, poco meno di undicimila le sottoscrizioni a sostegno del segretario nazionale di Noi con Salvini, Angelo Attaguile, 7756 le firme per promuovere la candidatura di Gaetano Armao, Movimento nazionale siciliano.
Le ceneri delle primarie di coalizione per scegliere il candidato di centrodestra alle prossime regionali consegnano anche l’immagine dei tanti delusi, che avevano sperato in un percorso condiviso con la base per scegliere il candidato alla presidenza della Regione. «Si poteva scegliere di farle o non farle – sbotta l’ex coordinatore forzista Gibiino – ma tirarsi indietro all’ultimo è stato un autogol, in questo modo gli elettori si sentono usati. Io davvero non so cosa pensare – ammette – sono davvero basito. La prima cosa che mi sono chiesto è stato se si rendano conto di cosa hanno combinato. Il centrodestra è completamente naufragato, per di più alla vigilia delle amministrative di Palermo. Lo avessero fatto dopo, avrebbero limitato i danni, ma in questo modo hanno compromesso la credibilità del centrodestra».
Ma mentre in casa Forza Italia volano gli stracci, mantengono un profilo basso gli alleati, in attesa di capire quale percorso intraprendere e – soprattutto – con chi. «In questo momento – ammette Nello Musumeci – è fondamentale mettere assieme ciò che unisce e non ciò che divide». Dello stesso avviso Gaetano Armao, secondo cui nessuno degli alleati della coalizione sarebbe per la linea «o primarie o muerte». «Non vogliono farle? D’accordo, sediamoci attorno a un tavolo e ragioniamo. Di certo – è la frecciatina dell’ex assessore regionale all’Economia – la soluzione non è quella di Saverio Romano. Non è con una mail o un messaggio su whatsapp che si può scegliere un candidato. Sono d’accordo sul fatto che bisogna ragionare con tutte le forze che sono antitetiche a Crocetta, la melassa politica non serve a nessuno».
Ma l’ipotesi che si fa largo in queste ore è quella dell’ex rettore dell’Ateneo palermitano, Roberto Lagalla. Gradito all’ex governatore condannato per favoreggiamento alla mafia, Totò Cuffaro, Lagalla non è al momento espressione di alcuna forza politica e si muove secondo gli stessi schemi legati a un progetto da condividere con la società civile, già visti nella fase iniziale della candidatura di Fabrizio Ferrandelli a Palermo. «Io non ho nessuna preclusione nei confronti di nessuno», ammette Armao. Ma aggiunge: «Quel che serve in questo momento non è un nome, servono metodo, criteri, principi, programmi. Serve studiare le ultime finanziarie che hanno affossato la Sicilia e andare a leggere chi le ha votate e chi no. Ecco, bisogna distinguere, per poter unire».
L’unità rischia di sciogliersi come neve al sole, invece, in casa Salvini, dove Angelo Attaguile non nasconde il suo disappunto rispetto a un incontro che sarebbe avvenuto tra Alessandro Pagano e Cuffaro. «Pagano può incontrare chi vuole anche se mi auguro che siano solo chiacchiere da bar – taglia corto Attaguile -. Lui può interloquire con chi desidera, di certo non lo ha fatto su mia indicazione. Non siamo abituati agli accordi sottobanco».
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