Le opposizioni si ritrovano compatte nella richiesta alla presidenza dell’Ars e al governo regionale: rinviare a maggio la discussione sulla riforma delle Province e concentrarsi sul bilancio e la finanziaria. Lo chiedono in assemblea e in conferenza stampa i partiti di centrodestra, lo ribadisce anche il Movimento cinque stelle. Il testo sulla creazione dei liberi consorzi e delle città metropolitane porta la zavorra di mille emendamenti. «Ci vorrebbero almeno venti giorni per un confronto serio come merita la vicenda», sottolinea in aula il leader dell’opposizione Nello Musumeci, che quindi chiede al presidente Crocetta di «predisporre e definire gli atti del documento contabile, essenziali per aprire una sessione di bilancio che si preannuncia allarmante». Ma la richiesta è stata bocciata nella tarda mattinata dall’Assemblea regionale che ha respinto la proposta del M5 con 36 i voti contrari al rinvio. Nel pomeriggio, a partire dalle 16, si andrà dunque avanti con la discussione sul testo uscito dalla commissione Affari istituzionali.
Il capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone, fa i conti alle casse regionali. «Per chiudere il bilancio mancano almeno 2 miliardi e mezzo di euro», attacca. Mentre il capogruppo del Pid-Cp, Toto Cordaro, lega il futuro dei liberi consorzi all’approvazione del documento contabile. «Approvando la riforma delle province senza il bilancio potremmo uccidere i liberi consorzi prima di farli nascere», sottolinea.
Musumeci assicura che «non c’è nessuna voglia di fare ostruzionismo, ma la volontà di confrontarsi». Per questo ha chiesto al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone di riconvocare i capigruppo per stilare un nuovo calendario dei lavori dell’aula. Ma alla luce del voto contrario dell’Ars, le forze di opposizione si stanno riunendo in questi minuti per decidere la strada da seguire nella nuova seduta delle 16. «Se restare e contestare punto per punto la cosiddetta riforma delle province o se invece non entrare in aula e lasciare che sia la maggioranza a votarsi una legge inutile, contraddittoria e dannosa che non riforma assolutamente nulla, ma lascia tutto com’è», spiega Musumeci.
Il centrodestra attacca poi anche sulla composizione del consiglio di presidenza dell’Ars dopo l’elezione di Giuseppe Lupo, del Pd, come vicepresidente. Forza Italia, Ncd, Pid-Cp e Lista Musumeci chiedono al presidente Ardizzone di invalidare il voto, «perché in 70 anni di storia parlamentare non era mai accaduto che la maggioranza occupasse l’intero consiglio di presidenza. Proporremo – continuano – anche al M5s di non partecipare ai lavori parlamentari per protesta se non sarà ripristinato il principio di democrazia e rappresentanza nel consiglio di presidenza».
Durissimo il giudizio di Francesco Cascio, coordinatore regionale del Nuovo centro destra: «Crocetta è un folle, scollegato dalla realtà e dobbiamo cacciarlo in ogni modo, ovviamente lecito. Se si votasse oggi, Crocetta prenderebbe l’1 per cento e sarebbero voti di chi riceve prebende e posti sottogoverno. Lui, invece, è convinto di essere popolare». Parole che gli sono valse una promessa di querela da parte del presidente della Regione: «Ho querelato per diffamazione una sola volta – ha affermato Crocetta – ma oggi, di fronte alle ennesime offese personali che Francesco Cascio fa nei miei confronti, lo voglio fare. Così, per educarlo alle buone maniere che non riesce ad avere, nonostante quella faccia da bravo ragazzo della prima Repubblica. Quando è troppo, è troppo. Così, chissà, forse la prossima volta farà ragionamenti politici senza insultare».
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