Pride, l’onda arcobaleno in via Etnea «Una liberazione che parte dai nostri corpi»

Quasi un cerchio che si chiude. O forse la risposta migliore a qualsiasi critica, trasformandola in qualcosa da approfondire. Il tema della prossima edizione del Pride potrebbe essere Eros e corpo. Ad anticiparlo sono i vertici di Arcigay Catania dal palco di piazza Teatro Massimo – un camion che ha sfilato lungo tutta via Etnea – nel corso del comizio di chiusura della cinque giorni di incontri, dibattiti, spettacoli e riflessioni. Quest’anno il tema è stato L’omo nobilita il lavoro, sponsorizzato da una locandina nella quale fa mostra di sé il lato B della statua della fontana dell’Amenano. Una scelta che ha destato qualche critica, ma che potrebbe trasformarsi in un’occasione per parlare di qualcosa che viene prima dei diritti o dell’occupazione: sé stessi. «Chiediamo una liberazione che parte dai nostri corpi», scandisce il presidente dell’associazione, Alessandro Motta.

La manifestazione per le rivendicazioni delle comunità lgbtqi si è conclusa con la sfilata lungo via Etnea di centinaia di persone. Più o meno giovani, più o meno estrosi, hanno camminato per il centro in contemporanea con altre dieci città, da Alghero a Palermo, da Roma a Milano. «Quest’anno ci sono stati grande entusiasmo e partecipazione», afferma il consigliere nazionale di Arcigay Giovanni Caloggero. L’ex presidente della sezione etnea anticipa due novità: la nascita di un distretto geografico che porti avanti le esigenze di quello che definisce amaramente un «patrimonio di precari» e la creazione di un’impresa sociale dedicata alla cultura che da settembre potrà fornire anche dei posti di lavoro. Rivolgendosi al sindaco Enzo Bianco, Caloggero lancia un appello: «Ci renda orgogliosi di questa amministrazione e di questa città». Il primo cittadino promette che «al più presto il registro delle unioni civili sarà operativo». Approvato a marzo, manca ancora il regolamento attuativo. «Vorrò essere presente alla prima unione», esclama Bianco tra gli applausi. E poi rilancia con l’annuncio di un altro registro, dedicato alle persone nate in città che non hanno la cittadinanza italiana, una sorta di ius soli comunale. «Insieme ce la faremo a dare a Catania una maggiore civiltà».

Sul camion trasformato in palco si succedono velocemente gli appelli. Giacomo Rota (segretario della Cgil) torna al tema del lavoro, sottolineando come sia «il valore unificante che rende uomini e donne liberi». Enza Scuderi, rappresentante dell’associazione Rita Atria, invece porta in piazza l’appello per sollevare lo Francesco Bruno dall’incarico di perito affidatogli nell’ambito del processo per l’omicidio di Stefania Noce e del nonno della ragazza, Paolo Miano.

A chiudere la manifestazione è il presidente di Arcigay Motta. «I Pride non nascono soli e non sono staccati dalla realtà», afferma ringraziando quanti hanno collaborato a realizzare il fitto calendario di eventi. Con una dedica particolare a quanti hanno criticato più o meno velatamente l’impostazione data all’iniziativa. Ma le ultime parole sono quelle di Giovanni Caloggero. Prendendo spunto dal discorso della luna di papa Giovanni XXIII esclama: «Tornando a casa troverete i ragazzi». Ma anziché dare loro una carezza, «portateli a ballare».

[Foto di Pasqualino Cacciola]

Carmen Valisano

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