Presidenti parchi, Musumeci fa marcia indietro Nomine contestate alla guida di Etna e Nebrodi

Marcia indietro del governo Musumeci sulle contestate nomine alla guida dei quattro grandi parchi siciliani: Etna, Nebrodi, Madonie e Alcantara. Stamattina era in programma l’audizione della commissione Affari istituzionali per discutere le scelte del governatore, alla presenza dello stesso Nello Musumeci. Ma il presidente ha inviato una nota di poche righe in cui si comunica che «la giunta ha provveduto al ritiro delle proposte nominative». Le opposizioni avevano assicurato battaglia in commissione e avrebbero avuto anche i numeri per mettere sotto la maggioranza.

Saltano quindi gli incarichi che erano stati assegnati nell’ultima giunta prima delle ferie di agosto: l’ingegnere Mauro Antonino Scaccianoce era stato nominato alla guida del parco fluviale dell’Alcantara; Carlo Caputo al parco dell’Etna; Domenico Barbuzza al parco dei Nebrodi e Angelo Merlino al parco delle Madonie.

Soprattutto sulla scelta di Caputo e Barbuzza si erano concentrate le critiche delle opposizioni, che hanno da subito puntato il dito sul curriculum e le competenze dei due prescelti, denunciando decisioni figlie piuttosto di logiche di spartizione politica. Carlo Caputo – passato da autonomista prima con Lombardo e poi con Leanza – è l’ex sindaco di Belpasso che ha rinunciato a candidarsi la scorsa primavera per un secondo mandato. Nell’ultimo periodo si è avvicinato a Musumeci, aiutando anche il suo ex vicesindaco Giuseppe Zitelli a diventare deputato regionale proprio tra le file di Diventerà Bellissima

Barbuzza è invece uomo di Forza Italia, in particolare vicino all’assessora regionale Bernadette Grasso. Commercialista di Sant’Agata di Militello dove è anche consigliere comunale di Forza Italia. Meno politiche e più tecniche le altre due figure: Scaccianoce è un ingegnere idraulico di Paternò, presidente della fondazione dell’ordine degli ingegneri di Catania; mentre Merlino è un agronomo 37enne di Sant’Agata di Militello (consigliere nell’ordine di Messina), borsista al dipartimento Agraria dell’università di Reggio Calabria. Anche per loro però nomina ritirata. 

«Una retromarcia scontata – commenta Claudio Fava, componente della commissione Affari istituzionali – viste le perplessità e i dubbi che avevamo fatto emergere sulle indicazioni della giunta regionale. Adesso il governo dia una governance adeguata agli enti, ascoltando i territori e le amministrazioni locali senza voler, come fatto fino ad ora, utilizzare la macchina regionale come mero collocamento per il proprio personale politico».

«Ancora una volta – dicono Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici del Pd – siamo di fronte ad un valzer che produce il solo risultato di fare impantanare il parlamento, è evidente che la maggioranza è saltata, siamo di fronte ad uno scontro perenne che prima ha determinato l’inconsistenza dell’azione amministrativa e delle iniziative legislative, e adesso fa collassare perfino le commissioni. Queste nomine il governo le ha presentate e poi ritirate, hanno fatto tutto da soli».

Gianina Ciancio, del Movimento 5 stelle, mette però in guardia dalle prossime mosse del governo: «Non vorremmo che si tratti di un escamotage per fare uscire i nomi dal portone e farli rientrare dalla finestra. È alto il rischio che gli stessi nomi vengano riproposti come commissari. Se così fosse saremmo di fronte ad un atto di forza senza precedenti, oltre che ad uno sgarbo istituzionale e uno schiaffo alla commissione competente, che stamattina aveva i numeri per bocciare qualche nomina. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un’ulteriore gestione commissariale, che dura ormai da anni. La politica si prenda la responsabilità di nominare soggetti competenti, lontani dalle logiche politiche e partitiche».

Salvo Catalano

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