A conferma di quanto ripete sempre Leoluca Orlando e cioè che «Palermo rappresenta una cerniera tra il Medioriente e l’Europa», è stato presentato stamattina a Palazzo delle Aquile il progetto di ricostruzione di due importanti monumenti di Aleppo, intitolato Palermo – Aleppo un ponte per la pace. Interamente finanziato da Aga Khan Trust for Culture, l’agenzia nata per far rinascere i Paesi in via di sviluppo che già in tutto il mondo ha finanziato il restauro e la ricostruzione di diversi monumenti distrutti dalla guerra, il progetto è stato presentato nel capoluogo siciliano che così diventa la sede della prima presentazione mondiale di questa importante e significativa ricostruzione.
Il progetto di recupero riguarderà la moschea di Aleppo e il minareto alto 45 metri che tornerà al suo antico splendore entro il 2020 grazie anche a nuove tecniche di ricostruzione in 3d mai usate fino ad ora, nonché il suq della città grande 12 chilometri quadrati e anche questo completamente distrutto da un lato e bruciato dall’altro che tornerà ad ospitare il pulsante commercio cittadino entro novembre di quest’anno. Due luoghi importanti e vitali per la popolazione della città siriana. I progetti di recupero sono stati presentati da Radwan Khawatmi, membro del board of Director dell’Aga Khan Islamic Museo di Toronto, in Canada, insieme al sindaco Leoluca Orlando e all’assessore alla Cultura Andrea Cusumano.
A suggellare questo gemellaggio di pace sarà un antico Corano in foglia d’oro, parte della collezione personale di Radwan Khawatmi, prestato alla città di Palermo per dialogare virtualmente con la cappella di Santa Rosalia, patrona della città, situata a poca distanza. «Sono nato ad Aleppo e ci ho vissuto fino ai 12 anni – racconta Khawatmi – poi mi sono trasferito in Italia e sono diventato anche cittadino italiano. Io giocavo nel piano della moschea che oggi è devastata, non avrei mai immaginato di vedere la mia città ridotta così». In Siria, nonostante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu per il cessate il fuoco, continua la strage di civili, ultime le oltre 520 vittime (tra loro 127 bambini) nella regione di Ghouta, alle porte di Damasco.
A essere devastato, negli anni, è stato anche il patrimonio storico monumentale del Paese, come le oltre 500 botteghe del suq coperto di Aleppo, col dedalo di stradine risalente al 1300 distrutto il 24 aprile 2013 insieme alla moschea degli Omayyadi, del XIII secolo. Ora il cuore della città antica potrà rivivere grazie a un’equipe di ingegneri ed esperti italiani che ad Aleppo lavora insieme a operai locali per restaurare i monumenti patrimonio mondiale Unesco dal 1986. Durante la conferenza stampa è stato mostrato un documentario che mostra le immagini riprese dai droni tra le macerie siriane.
Il restauro del suq Al-Saqatiyya è già partito ad inizio febbraio, dopo la rimozione dei detriti. I lavori per il recupero – nel cui progetto è stata coinvolta l’Università di Aleppo – dureranno fino a settembre, mentre procedono i piani di restauro del minareto, con l’obiettivo di coniugare la costruzione originale con i moderni requisiti antisismici. «Quello che abbiamo ospitato oggi a Palermo – dice il sindaco – è un progetto che ha le dimensioni della storia, un progetto di pace, di cultura e di umanità dal profondo significato simbolico, quello della ricostruzione». Durante la conferenza stampa Khawatmi si è sbilanciato anche su un possibile intervento di Aga Khan su Palermo.
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