Premiata da Amnesty per campagna anti-femminicidio Maria Andaloro: «Violenza su donne è fatto culturale»

«Si occupa un posto in un cinema, un teatro, un treno, sulla metro o a scuola, per lasciare un segno della nostra presenza: con un giornale, una borsa, un mazzo di chiavi, un cappello. Quel posto è mio, tornerò ad occuparlo. Per molte, troppe donne, non sarà più così». Quel posto appartiene a tutte le donne vittime di femminicidio. Posto occupato è il nome della campagna nazionale, ideata da Maria Andaloro, editrice che vive a Rometta, piccolo Comune del Messinese, diventata virale in breve tempo. 

Occupare un posto per chi non può più farlo: dal supermercato al Comune, dal teatro alla panchina dei giardini pubblici, dal sedile del tram a quello del treno, dalla sedia alle banchine del porto dove si accolgono i migranti. Un monito e soprattutto un segno tangibile perché «la quotidianità non lo sommerga, per simbolizzare un’assenza che avrebbe dovuto essere presenza, se non ci fosse stato l’incrocio fatale con un uomo che ha manifestato la sua bestialità, ammantandola di un amore che altro non è che disprezzo». La pensa così Maria Andaloro, che il 12 dicembre a Palermo, alla Real Fonderia Oretea, durante la conferenza annuale di Amnesty International, è stata premiata – con il riconoscimento Human Rights Defenders 2016 – per il suo attivismo in difesa dei diritti umani.

Maria è un fiume in piena di idee e di passione che trova forma e spazio nella scrittura, una forma di terapia che nel 2007 porta alla nascita di Mag Magazine, una rivista di cui è editrice. Ci si dedica fino al 2012, anno in cui incontra una donna, Franca Viola, che le cambia la vita così come l’ha cambiata a tante donne a partire dagli anni ’60. Nel 1965 ad Alcamo Viola viene sequestrata e violentata da un uomo, lo stesso che, in base alle consuetudini del tempo, sarebbe poi dovuto divenire suo marito grazie al matrimonio riparatore. Ma lei si oppone e con il sostegno della sua famiglia cambia questa assurda consuetudine, i supoi genitori denunciano lo stupratore che viene arrestato e condannato.

Per Maria Andaloro quello con Franca Viola è stato un incontro illuminante. Con l’apertura di un nuovo progetto editoriale, La grande testata, giornale online di cui è ancora editrice, prende forma l’idea di Posto occupato. E grazie alla creatività di Maria Grazia Di Gennaro, in arte Magra, la campagna assume una veste grafica .«In poco tempo università, biblioteche, ma anche Comuni e regioni – spiega Andaloro – sposano la campagna. Il Nord Italia ha subito mostrato interesse più del Centro e del Sud». Ad appoggiare la campagna e farla propria sono l’Università di Camerino, il Comune di Torino che ospita nel 2013 la mostra itinerante Violate con dieci tavole disegnate dall’artista e fumettista, anche lui di Rometta, Lelio Bonaccorso e dedicate al tema. 

A ruota hanno lasciato un Posto occupato anche le regioni Lazio, Lombardia, Toscana e molte università italiane. «Ed è stato merito della professoressa Antonella Cocchiara – docente di Storia delle Istituzioni dell’ateneo messinese, da poco scomparsa dopo una lunga malattia – che la nostra campagna ha raggiunto le università e i loro studenti». In Sicilia l’editrcie, insieme alla giornalista Serena Maiorana, ha percorso a bordo di un camper un tour dal nome Franca e le altre. «Siamo state a Barrafranca, Gela, Scicli, Rosolini, Sant’Agata Militello, San Giovanni la Punta, Favara, Corleone e Salemi – spiega Andaloro – ho incontrato ragazzi, spiegato loro il perché volevo parlargli. La violenza sulle donne è un fatto culturale e nei luoghi dove la cultura si insegna si deve provare a far capire come non bisogna sottovalutare i segni della violenza, e intervenire prima che succeda l’irreparabile». 

In tanti pensano che anche l’aver coniato il termine femminicidio sia solo un’esagerazione. «Le obiezioni che spesso sento, partono dalla considerazione che esiste già una legge che punisce chi uccide. Spesso a dissentire sono anche i professori, come è successo durante il nostro tour. È stata un’alunna a spiegare all’insegnante che la differenza esiste, che si tratta di un delitto di un uomo contro una donna come estremo gesto per sancire un presunto diritto di proprietà su di lei». 

La campagna nelle scuole è servita anche a far conoscere l’esistenza di un numero telefonico di pubblica utilità, 1522. «Può essere chiamato anche da cellulare senza credito. In pochi lo sanno e in pochi conoscono gli strumenti per difendersi». Pochi sono a conoscenza della convenzione di Instanbul del 2011 contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. Si basa sulle quattro P: prevenzione, protezione e sostegno delle vittime, perseguimento dei colpevoli e politiche integrate. Andaloro ne aggiunge un’altra, cge sta per Poi. «Bisogna occuparsi di chi resta, di chi sopravvive a queste donne uccise, come i bimbi che hanno perso la mamma e che molte volte l’hanno vista morire. C’è un dopo che non va dimenticato, come un prima che non va sottovalutato. La violenza può essere fermata».

Simona Arena

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