«Il nostro primo nemico lo abbiamo in casa». Potere al Popolo serra i ranghi e si prepara alle prossime competizioni elettorali, dalle amministrative a Palermo e Messina fino alla corsa per le regionali. Nessuna intesa con i partiti del centrosinistra tradizionale, ma tengono banco le alleanze con tante realtà civiche del territorio, ultimo baluardo di quella sinistra che, per Pap, non esiste più. Per questo il partito punta a radunare la base. In gioco ci sono le amministrative del 12 giugno. In piazza Federico di Svevia, ribattezzata piazza dei libri, venerdì si è tenuta un’iniziativa promossa dal movimento. Tra bandiere del partito e un banchetto con alcuni gadget, tra cui spiccano le magliette con impressa la scritta Resistenza e il programma messo nero su bianco nei tanti volantini informativi. Il tema al centro dell’incontro è la guerra in Ucraina.
L’atmosfera è quella delle feste popolari e richiama le tradizionali feste dell’Unità, ma senza gazebo. E, soprattutto, senza il Partito democratico, primo e vero nemico politico di Potere al popolo. «È un partito guerrafondaio», sostiene il portavoce nazionale di Pap Giuliano Granato. All’iniziativa dell’assemblea territoriale catanese del partito fondato a Napoli dal centro sociale Je so’ pazzo – che si ispira alla sinistra sociale, antiliberista, anticapitalista, ambientalista e femminista – ci sono diverse anime. Dal sindacato Usb, rappresentato da Orazio Vasta, fino al movimento No Muos con Giorgia Italia e parte di Rifondazione comunista e Pci. Da Roma, oltre a Granato, a presenziare all’evento c’è anche Simona Suriano, la deputata ex 5stelle, poi transitata al gruppo misto e adesso componente di ManifestA. A moderare l’incontro è stato il portavoce provinciale Damiano Cucè. «L’obiettivo è una lotta totale al sistema», sostiene Orazio Vasta interpellato da Cucè. «Il partito democratico è un nemico di classe, dei lavoratori e il 25 aprile non vorremmo avere la sua compagnia».
L’occasione è stata utile per ribadire l’appuntamento del 22 aprile a Roma in cui associazioni e cittadini manifesteranno contro il governo del caro vita e della guerra. «Il governo Draghi ha aumentato del due per cento le spese militari – chiosa Italia – sulla base di un modello sionista che va avanti su tre gambe: investimenti per accrescere l’apparato militare, l’incremento di finanziamenti per difesa e sicurezza e la gestione della pandemia, ma anche con l’operazione Strade sicure (che prevede la presenza di militari a fianco delle forze dell’ordine, ndr) e con le attività poste in essere contro homeless e migranti». Principi, questi, che Potere al popolo ha manifestato a Catania, Messina, Niscemi e Palermo, in un tour che segna l’inizio della campagna elettorale.
«A Palermo corriamo da soli – afferma Cucè interpellato da MeridioNews – perché non ci sono le condizioni affinché si possa costruire insieme ad altre realtà un’alternativa al centrosinistra». Una circostanza, questa, che deriva dal mancato raggiungimento della quadra tra Pap e Rifondazione nel capoluogo. «Loro sono molto legati alla storia politica di Leoluca Orlando – sostiene Cucè -, diversamente da quanto accade nel resto di Italia dove Rifondazione non si schiera con il centrosinistra. Ma a Palermo – aggiunge – hanno un rapporto politico diverso». Tuttavia non c’è ancora un nome per concorrere alla carica di sindaco. «Stiamo provando a costruire un’alternativa al Pd ovunque, proprio per smarcarci da quello spazio e provare a creare una vera sinistra – prosegue Cucè -. Abbiamo provato fino alla fine a trovare un accordo, ma senza riuscirci, per questo non sappiamo ancora chi sarà il candidato».
Dinamiche completamente diverse, invece, a Messina dove Potere al Popolo, insieme a parte di Rifondazione comunista, del Partito comunista italiano e alcune realtà civiche come l’associazione Antudo, riunite nella lista Messina in Comune, sosterranno Gino Sturniolo. «Stiamo provando a compattare realtà civiche più piccole – dice Cucè – che immaginano i territori in modo diverso rispetto a quanto fatto dall’attuale politica». Nel Catanese, dove i Comuni al voto sono venti, il movimento sembra ancora non avere le forze necessarie per competere alle amministrative dell’hinterland. «Ci stiamo allargando – sottolinea il portavoce – ma dubito che riusciremo a esprimere candidati nei Comuni etnei».
«Il punto di partenza è aprirsi a quelle esperienze che non siano legate a partiti che hanno peggiorato la vita delle persone», è la posizione di Pap. La domanda sorge spontanea: c’è il rischio di rimanere isolati e di non raggiungere i risultati sperati? «Siamo partiti nel 2017 da soli – spiega Cucè -, dopo cinque anni possiamo dire che esprimiamo un senatore ex 5stelle (Matteo Mantero, ndr) e alla Camera siamo riusciti a mettere in piedi Manifesta». Passi avanti che, per Cucè, giocheranno la loro parte alle politiche del 2023. «Perché non saranno quelle del 2018 – sostiene – non arriveremo da soli, siamo cresciuti e siamo in parlamento pur non avendo vinto le elezioni». Prima, però, ci sono le Regionali. Anche se la logica è sempre la stessa. «Stiamo tenendo delle interlocuzioni con le forze alternative al centrosinistra – conclude il portavoce – e presto avremo aggiornamenti in proposito».
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