Ricordare la strage di Portella della Ginestra avvenuta il 1° maggio 1947, ricordare i «Cumpagni ammazzati». Sono queste le parole incise sulle pietre del luogo.
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha voluto dedicare questa giornata ai migranti e alle migliaia di vite spezzate lungo le traversate in mare: «Sento tutta l’importanza della scelta di dedicare questo Primo Maggio al dramma di persone, uomini donne e bambini private non del diritto alla libertà, non del diritto all’azione o all’opinione, ma, come ha scritto la filosofa Hannah Arendt, del più fondamentale diritto ad avere diritti».
«Mancano di un posto nel mondo, e sono vittime di un astio che è indirizzato verso nulla che abbiano commesso o subito, ma solo verso la loro stessa, nuda esistenza. L’Italia – ha aggiunto – l’Unione europea, la comunità internazionale non possono rimanere indifferenti a tutto ciò. Ne’ possiamo rimanerlo noi, perchè questo luogo è quanto di più lontano vi possa essere dall’indifferenza verso la giustizia e dall’offesa alla dignità umana».
Stamattina una corona di fiori è stata deposta all’interno del cimitero di Piana degli Albanesi e da lì un corteo si è mosso fino al luogo della strage a opera della banda di Salvatore Giuliano. Ad accompagnare il ministro Orlando, Mario Nicosia, uno dei pochissimi sopravvissuti ancora in vita che gli ha raccontato i ricordi di quei terribili momenti.
Quello di Portella è stato il primo eccidio dell’Italia repubblicana targato 1 maggio 1947, che costò la vita a undici persone, vittime a cui si aggiunsero una trentina di feriti. Ma quest’anno il primo maggio di Portella della Ginestra avrà un sapore diverso. Sarà dedicato, infatti, agli esodi dei migranti, a quanti per sfuggire alle guerre dei loro Paesi e realizzare un sogno di libertà hanno perso la vita.
«Quello dei migranti di oggi era lo stesso sogno delle popolazioni meridionali e dei siciliani, che dal 1861 in poi furono protagonisti di un grande esodo che coinvolse milioni di persone – ha spiegato il segretario generale della Cgil di Palermo Enzo Campo-. Erano donne, uomini, bambini. E non numeri. Avevano anche loro un sogno da realizzare e i sogni non possono morire. A Portella domani ricorderemo persone, la comunità dei migranti e i lavoratori, parte integrante di uno stesso movimento, animato dal sentimento dell’inclusione, dove il più forte aiuta il più debole»
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