Qualche decina di arancini, un po’ di cannoli, poche conserve e musica da discoteca. Questo e poco altro, secondo l’opinione di tre turisti siciliani, il debutto del Pop up market a Londra, l’iniziativa promossa dal Comune di Catania con l’obiettivo di far conoscere anche nella City le specialità, gastronomiche e non, della Sicilia.
Le aspettative sulla due giorni londinese di fine agosto, però, sembrerebbero essere state deluse: «Viviamo a Londra da tempo e siamo venuto a conoscenza dell’evento da alcuni amici catanesi – raccontano i tre -. Leggendo la presentazione abbiamo pensato si trattasse di un’occasione da non perdere e invece è stato tutt’altro». Tra le principali critiche avanzate, quella di rappresentare in maniera sin troppo superficiale e generica le specificità della Sicilia: «Il Pop up market si trovava all’interno dello Spitalfield Market, un immenso mercato coperto di recente ristrutturazione con migliaia di visitatori – continuano – che offre prodotti di artigianato di vario genere, oggetti vintage e ovviamente stand culinari.
«L’area dedicata alla Sicilia si trovava all’ingresso del mercato – proseguono i siciliani – e consisteva in alcune bancarelle, più uno stand di maggiori dimensioni. L’atmosfera a nostro parere era poco accattivante con un unico stand di cibo in cui venivano venduti una decina di arancini e qualche cannolo alla ricotta. Nell’altra area era esposta una birra artigianale, qualche bottiglia di vino e delle conserve».
Ad accompagnare la penuria di cibo, poi, una presentazione dai dubbi richiami siculi: «C’erano due casse che sparavano musica ad alto volume da discoteca, niente a che vedere con canti popolari tradizionali – commentano – e ciò ha spinto anche noi, nostalgici della cucina siciliana, a decidere di andare a mangiare da un’altra parte».
Un biglietto da visita ben diverso da quello promesso soltanto pochi mesi fa dall’assessore alle Attività Produttive del Comune di Catania, Angela Mazzola, la quale aveva parlato del Pop up market come di «una vetrina per valorizzare ed esportare le nostre eccellenze artigianali, artistiche, creative, ma anche enogastronomiche»: «Presentarsi a Londra come se si stesse andando a una fiera di paese di scarsa qualità – concludono i tre – non ha alcun senso. Abbiamo dato un’immagine triste, da turista straniero non ci saremmo certo sentiti attratti dal venire in vacanza in Sicilia».
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