Nonostante si parli sempre di era del web e di digitalizzazione di ogni aspetto della nostra vita, c’è ancora qualcuno che preferisce legno, pennarello e fil di ferro a bit, etere e social network, anche nel campo della denuncia sociale. Il riferimento è ad alcuni cartelli apparsi sul ponte di viale Regione siciliana all’altezza di via Giuseppe Pitrè.
Gli argomenti trattati sono due: uno strettamente legato al quartiere, ovvero la situazione del vicino sottopasso Tasca Lanza, definito «sporco, senza luce e col semaforo guasto»; l’altro invece è una riflessione più generale sulla carenza di posti nei cimiteri comunali, con l’ironico invito – per chi volesse – a trasferirsi a Palermo visto il divieto di morire.
A differenza del Pasquino di via Dante, più volte espressosi sui muri cittadini contro l’ex ed l’attuale sindaco su temi quali la Ztl, l’autore dei cartelli ha delle caratteristiche differenti: anzitutto non è anonimo (si firma sempre cittadino F. P. Marchese) e le riflessioni attaccano solo in maniera indiretta la governance locale, senza nominarla espressamente.
Un personaggio e una modalità di azione che non sono nuove per i palermitani, dato che il soggetto in questione da più di vent’anni appone cartelli lungo il principale asse viario cittadino, anche se fino ad ora si era sempre limitato a sottolineare le date fondamentali per il miglioramento della viabilità e della infrastruttura (l’apertura di ponti e svincoli, l’inaugurazione del tram). Evidentemente il ruolo di custode della memoria trasportistica palermitana non gli basta più, e chissà che la sua nuova campagna informativa e di denuncia non riesca dove altri mezzi di comunicazione hanno fallito.
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