Tre milioni e 200mila euro. Più un euro. È la somma che il Pon Metro 2014/2020 riconosce alla città di Catania per il completamento della rete ciclabile. Denaro da maneggiare con cura, in una città in cui la gestione dei lavori pubblici non sempre si rivela impeccabile: vedere alla voce ritardi nei lavori di riqualificazione del tondo Gioeni. Sono quattro i percorsi che andranno cuciti insieme ai segmenti di pista già realizzati (come la staffetta partigiana in viale Ruggero di Lauria) o in fase di progettazione (per esempio, quella che dovrebbe sorgere nel quartiere Librino, inserita in un parco urbano), per un totale di circa 16 chilometri. La ripartizione anno per anno dei fondi, la descrizione dei vari interventi e il dettagliato crono programma sono inseriti nell’Asse 2 del Piano operativo dell’autorità urbana di Catania, quello che riguarda la sostenibilità dei servizi pubblici e della mobilità urbana. Capitolo che contempla anche l’avvio del bike sharing. Ma, rispetto alle scadenze previste nel piano operativo aggiornato lo scorso maggio, sono già maturati i primi ritardi. Che modificheranno sensibilmente la programmazione. In una provincia che, secondo la classifica di settore pubblicata da Milano Finanza, è solo centesima su 110 per numero e qualità delle piste ciclabili.
Il primo obiettivo è il «completamento della rete litoranea di viale Artale Alagona e Ruggero Di Lauria – si legge nel Piano – con l’obiettivo di poter raggiungere il viale Kennedy della Plaja anche attraversando l’area portuale». È l’unica opera che dispone già di un progetto preliminare. Si tratta, in altre parole, di completare la staffetta partigiana del lungomare seguendo la linea della costa, fino al faro Biscari e oltre. Ma la possibilità di attraversare il Porto non è affatto scontata. Come aveva spiegato la scorsa estate a MeridioNews il consulente del sindaco Vincenzo Condorelli. A luglio, infatti, la capitaneria di Porto, senza pensarci due volte, ha smentito il Comune sull’apertura temporanea dell’area portuale ai ciclisti, annunciata dal sindaco Enzo Bianco con un comunicato. Da allora, sul punto, non si registrano novità di rilievo. Ma c’è un’ipotesi nuova: coinvolgere le Ferrovie, che all’interno dell’area possiedono ancora un reticolo di binari che non viene utilizzato da tempo. Sul quale potrebbe passare la ciclabile. Intanto, però, è sorta anche una seconda difficoltà: immaginare il collegamento tra l’uscita del Porto in via Colombo e il viale Kennedy. Non facile, se si considerano i volumi di traffico che ingombrano quella zona.
Se ultimare la cintura costiera della città non sarà una passeggiata in bici, che dire del
centro cittadino? Gli altri tre progetti descritti nel Pon Metro – basati, al momento, solo su studi di fattibilità – insistono proprio nell’abitato di Catania. Sfiorano, e in alcuni casi attraversano in pieno, i gangli più delicati sul piano della viabilità. Si tratta, nel dettaglio, dell’itinerario Gioeni-Ognina, della linea villa Bellini-Gioeni e del completamento della rete centrale, che coinvolge corso Italia, viale Libertà, via Ventimiglia, via Crispi e via Vittorio Emanuele. Un quadro d’insieme da perfezionare «individuando dei punti strategici e di interscambio modale anche con la rete Tpl (mobilità locale ordinaria), Brt e metropolitana e in sinergia con la creazione del sistema di bike sharing».
Il vero incubo, ma forse è perfino superfluo scriverlo, è il
tondo Gioeni. Tuttora impastoiato nei lavori di riqualificazione che – secondo le previsioni di partenza dell’amministrazione comunale – avrebbero dovuto concludersi ad agosto. Sarà possibile, in uno snodo già congestionato oltre il limite della sopportazione, disegnare e realizzare una pista ciclabile su due direzioni (Ognina e villa Bellini) che non peggiori ulteriormente la situazione? «Non sono io il progettista – dice Fabio Finocchiaro, rup dell’intero Pon Metro – mi impegnerò al massimo affinché non venga fatta sulla carreggiata. Secondo me – continua – la ciclabile deve stare su un livello rialzato, anche per la sicurezza degli stessi fruitori». L’ipotesi, dunque, sarebbe utilizzare il marciapiede. «Servono circa un metro e 50 centimetri – aggiunge Finocchiaro -, per altro il marciapiede della Circonvallazione non è molto utilizzato. Senza dimenticare che una pista ciclabile può essere attraversata dai pedoni».
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