«C’è chi ha deciso che i Comuni montuosi, i piccoli paesi della montagna, devono essere abbandonati. Io non ci sto, non si può solo subire. In Sicilia le amministrazioni sono ridotte al fai da te». Per il sindaco di Polizzi Generosa, Giuseppe Lo Verde, questa non è una domenica come le altre. E non solo perché, essendo la prima domenica del mese, i musei sono aperti. Anzi, proprio per quello. Il primo cittadino, infatti, dalle 09 e 30 di questa mattina si è trasformato in un custode del museo comunale: non ci sono dipendenti che avrebbero potuto tenere aperto il museo etno antropologico, inaugurato lo scorso 25 gennaio, e piuttosto che lasciarlo chiuso in questo anticipo di primavera Lo Verde ha deciso di darsi da fare in prima persona.
«Mi rendo conto che è un paradosso – afferma – ma questa è una storia che non finisce mai. Soprattutto in Sicilia e ancor di più nelle Madonie. Con la cosiddetta legge quota 100 tutti i dipendenti di ruolo sono andati in pensione. Il nostro Comune attualmente si regge su tre lavoratori di categoria C e una serie di contrattisti, molti dei quali sono stati stabilizzati ma che non possono essere utilizzati come responsabili di procedimenti amministrativi. Come si dice in siciliano, a bonè a bonè quello che possono fare lo fanno».
Rimangono in ogni caso dei buchi che dal punto di vista burocratico non possono essere colmati, come nel caso del museo. Che così oggi avrebbe dovuto inaccessibili ai visitatori. Un vero e proprio paradosso, se si considera che sempre più persone sono attratte dai borghi delle Madonie. Il mix di lentezza e natura e accoglienza, tratti caratteristici di questa parte di Sicilia, potrebbero essere i punti dai quali ripartire per rilanciare un territorio. Anche se gli atavici problemi che ne hanno decretato in gran parte lo spopolamento continuano a farla da padrone.
«La mia amministrazione, che è subentrata a un commissariamento dopo lo scioglimento per mafia, ha cercato di ripristinare il funzionamento della macchina burocratica – spiega ancora Lo Verde – Abbiamo creato una rete di musei, oltre che una preziosa e storica biblioteca, che necessitano di personale. Ho cercato di porre il problema, ma intanto la gente viene e non può visitare le nostre bellezze. Vedendo che la burocrazia non riesce a superare questi ostacoli abbiamo deciso, io e la mia giunta, di dare vita a una turnazione pur di tenere aperti i nostri spazi nei giorni festivi, che sono quelli preferiti dai turisti».
La soluzione messa in campo dalla giunta Lo Verde non può comunque che essere provvisoria. Ne è consapevole lo stesso sindaco, che però spera in questo modo di riuscire a sensibilizzare la politica, e più in generale la popolazione. «In questo contesto quel che appare più immediato è esternalizzare i servizi dei musei – osserva il primo cittadino madonita – O con il volontariato da parte delle associazioni, attraverso ad esempio delle convenzioni, o attraverso un intervento di Regione e Stato. La nostra azione serve anche da denuncia, perché la gente deve sapere quel che accade nei Comuni. Non possiamo stabilizzare persone che non possiamo utilizzare».
Come può, infatti, un Comune di 3500 abitanti come Polizzi Generosa reggersi esclusivamente sulle proprie forze? Quel che manca, nelle Madonie, è un approccio che sia davvero di sistema. Più volte nel corso degli anni gli amministratori locali hanno provato a sollecitare seri e concreti interventi da parte dello Stato. I temi sono sempre quelli, d’altra parte: la disastrosa condizione della viabilità, la mancanza di opportunità per i giovani, l’assenza di una sanità diffusa. Ma, al di là delle visite degli esponenti dei governi di vari colore politico, le soluzioni appaiono ancora lontane. E così per tenere aperto un museo nelle Madonie, nel giorno in cui nel resto d’Italia i musei sono accessibili a tutti, si è costretti a ricorrere all’estemporaneità.
«E’ una situazione vergognosa – concorda Lo Verde – E dire che questo è il paese dello stilista Domenica Dolce, dell’attore Vincent Schiavelli e del regista Martin Scorsese, dell’albero simbolo della Sicilia, delle tante chiese, del trittico fiammingo. C’è la voglia di vivere i territori. Invece di valorizzare tutto ciò dobbiamo scontrarci coi tagli ai finanziamenti fatti in questi anni in maniera brutale. Non ci si rende conto che sono i piccoli Comuni a garantire ancora la democrazia. Qualcuno deve dare delle risposte».
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