TUTTI PRONTI PER SBARACCARE L’ARTICOLO 18 E PER MORTIFICARE I LAVORATORI
di Carmelo Raffa
PD, tutti o quasi sul carro del vincitore.
L’8 dicembre dello scorso anno Matteo Renzi veniva incoronato dal popolo delle primarie Leader Nazionale del Partito Democratico, ottenendo la preferenza del 70% dei partecipanti.
Nei mesi successivi il nuovo Segretario provocava la crisi del Governo presieduto da Enrico Letta nonostante, a parole, avesse garantito la massima tranquillità e continuità al predetto dicastero.
Subito dopo Renzi, ritenuto dai più vicini un nuovo Messia, ottenne l’incarico di formare il nuovo Governo e riuscì in quest’impresa grazie anche alla stampella del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano.
Ma Matteo Renzi per andare avanti ottenne garanzie concrete da parte dell’ex Cavaliere Silvio Berlusconi, grato per essere stato riabilitato dal nuovo Premier dopo la sua estromissione dal Parlamento.
Molti furono gli annunci e poche le realizzazioni, tranne una molto elettoralistica e, precisamente, quella famosa di restituire ai lavoratori con poco reddito i famosi 80 euro al mese di rimborso IRPEF.
Ma da buon venditore di fumo Matteo seppe vendere bene il prodotto a tanti lavoratori e pensionati che non risultavano tra i beneficiari: “Abbiamo iniziato e continueremo con l’estensione del benefici a molti lavoratori ed ai pensionati”.
Gli 80 euro e tante altre promesse di far ripartire lo sviluppo e la produttività in Italia contribuirono al successo insperato del PD alle elezioni europee.
Al 40,8% dei voti raggiunti dal predetto partito hanno contribuito anche i leader delle opposizioni e lo sgretolamento di Scelta Civica.
Silvio Berlusconi poco ci mancava che dicesse: “Renzi rappresenta la mia continuità”. Mentre il torto da attribuire a Beppe Grillo è stato quello di impaurire con sue affermazioni estremistiche il popolo moderato ed in questo modo orientarlo a votare per il Partito Democratico.
Nei giorni scorsi il cosiddetto nuovo Messia ha annunciato che intende fare subito la riforma del lavoro sbaraccando l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Da questo giornale abbiamo preso chiaramente le distanze dal Renzi-pensiero, perché riteniamo innanzitutto che i lavoratori vecchi e nuovi debbono continuare ad avere un po’ di dignità e non debbono soccombere ai capricci dei padroni.
Abbiamo preso le distanze dal ventilato provvedimento, perché riteniamo che la vera riforma da fare è quella di fare ripartire lo sviluppo e la produttività in Italia, a partire dalla Sicilia e dalle zone disagiate del Meridione. Invece Renzi continua a riempirci solo ed esclusivamente di fumo.
E la Dirigenza del PD come reagisce?
Ci aspettavamo che attorno a D’Alema, Bersani, Cuperlo e Civati si ritrovassero almeno quelle Persone elette nella direzione del Partito in quota minoranze ed invece… tutti o quasi li abbiamo ritrovati sul carro del vincitore o nuovo Messia Matteo Renzi.
Così i lavoratori rischiano di essere massacrati e per i disoccupati… solo fumo!
Ma non s’illudano Renzi, i suoi vecchi alleati e i ‘traditori’: la maggioranza che si è formata attorno al capo di un Governo fallimentare non è la maggioranza del Paese. E anche se Cisl e Uil dovessero decidere di perdere la faccia avallando lo sbaraccamento dell’articolo 18, la lotta sociale si annuncia dura.
Non sarà in pianura, la strada del Governo Renzi. Anzi.
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