C’era una volta Cuore, con la sua irriverenza e la sua ironia, coi suoi titoli dissacranti, nato proprio per far ridere con intelligenza, raccontando tante verità di retroscena politico. Era quella la satira per eccellenza nella Prima Repubblica. Poi venne la Seconda, con la tv commerciale e il Bagaglino, con Daniele Luttazzi e Corrado Guzzanti. Roba, insomma, da relegare anche in questo caso ai libri di storia.
Se la comunicazione politica ai tempi della Terza Repubblica è profondamente cambiata, anche chi le fa il verso si è adeguato ai tempi. E se persino i rappresentanti del governo comunicano gli interventi legislativi (o, molto più spesso, le loro intenzioni) a mezzo social, ecco dunque il proliferare, soprattutto a livello nazionale, di profili fake dei politici che fanno il verso agli omonimi originali, come raccontato nel libro Fake Repubblic, scritto dalle giornaliste Sara Dellabella e Romana Ranucci. Ma anche a livello regionale, la satira ormai corre tra un post e un tweet, prendendo di mira soprattutto i sindaci, ma anche i governatori e, più in generale, commentando i fatti del giorno con l’arma dell’ironia.
Il sindaco di Palermo, per esempio, viene criticato sulla pagina Leoluca Orlando non lo sa fare (facendo il verso allo slogan nella campagna elettorale del 2012, Il sindaco lo sa fare), ma anche Compriamo lo shampo a Leoluca Orlando. Sullo Stretto, invece, spopola sui social l’Accorinti Malvagio, caricatura dell’ex primo inquilino di Palazzo Zanca, che lo scorso 25 giugno fingeva di rivendicare lo scherzo telefonico ai danni di Cateno De Luca, raggiunto da una chiamata di Papa Francesco (a fare lo scherzo al primo cittadino era stata in realtà la trasmissione radiofonica La Zanzara). Restando sul fronte sindaci, ecco che di recente è stata chiusa la pagina dedicata a Raffaelino Bianco, personaggio inventato che faceva il verso tanto a Enzo Bianco quanto al senatore ed ex primo cittadino etneo Raffaele Stancanelli. Resiste al cambio di amministrazione Enzo Bianco fa cose, che ha campato per mesi sulle polemiche a proposito del Tondo Gioeni e della fontana inaugurata a fine mandato dall’ex primo cittadino.
Nel bestiario di chi fa satira attorno ai politici siciliani, l’ironia ha rischiato di essere sopraffatta dalla realtà quando a Palermo è apparso in campagna elettorale un fantomatico candidato sindaco, tale Pierpaolo Signorino, che nel giro di poche settimane ha riscosso un moderato successo sui social nonostante un programma visibilmente inventato. L’avventura di Signorino si è interrotta «per motivi personali» quando si cominciò a vociferare della possibilità che dietro la candidatura della Iena Ismaele La Vardera ci fosse più l’intenzione di realizzare un docufilm sulla campagna elettorale in Sicilia, che non quella di amministrare il capoluogo dell’Isola. Signorino ci ha riprovato alle scorse Regionali, tentando la via della candidatura all’Ars. Ma anche in quel caso, si è ritirato quando il seguito lasciava presagire che in molti non avessero colto l’ironia.
E se l’ex candidato sindaco Fabrizio Ferrandelli ha ispirato la pagina Fabrizio Ferrandelli che si dimette, quando ha rinunciato alla poltrona all’Ars, ecco che un evergreen tra i frequentatori dei social in salsa sicula è Crocetta che denuncia cose. Non che l’ex primo inquilino di palazzo d’Orleans avesse bisogno di pagine che ironizzassero su di lui, considerato che persino Maurizio Crozza gli ha dedicato una maschera in prima serata su La7. Decisamentevintage, invece, la pagina Questo cannolo avrà più fan di Totò Cuffaro, mentre ad avere la capacità di restare assolutamente al passo coi tempi è Luca Spatafora, nome di fantasia del profilo fake gestito da un noto professionista palermitano, che passa dalla beffa ai politici locali fino allo scherno dei più alti rappresentati istituzionali. In poche ore, per esempio, è diventato virale il post in cui riprendeva la celebre foto di Elisabetta Isoardi che stira le camicie a Matteo Salvini. «Amore – si legge in un fumetto che riporta le parole del leader del Carroccio – non trovo la maglietta rossa». «Hai provato a guardare nell’armadio, sotto i 49 milioni?», replica la compagna, facendo riferimento ai proventi della truffa che la Lega avrebbe messo in atto sui rimborsi elettorali.
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