Polemica sul Buk Festival e il teatro Stabile Cappellani: «Mi candido come direttore»

«Mi candido ufficialmente come direttore del teatro Stabile di Catania». È con una provocazione che Ottavio Cappellani, scrittore e sceneggiatore catanese, fa scoppiare la polemica sul Buk Festival, la rassegna promossa dallo stesso teatro – che si occupa dell’organizzazione – e dall’assessorato alla Cultura del Comune di Catania che ci mette la struttura. L’evento è infatti previsto dal 26 al 28 settembre nell’ex cortile Platamone. Ma quello che più interessa a Cappellani è chi ricopre il ruolo di coordinatrice della manifestazione: Valeria Contadino, attrice teatrale e moglie di Giuseppe Dipasquale, direttore artistico dello stesso Stabile.

«Dipasquale mi ha già querelato per aver detto che raccomanda la moglie mentre l’ente è senza soldi, ma così mi danno ragione!», esclama lo scrittore. Riferendosi al caso dello scorso maggio, quando il direttore artistico del teatro aveva annunciato la denuncia proprio dalle pagine di CTzen. «Le parole di Cappellani si commentano da sole», risponde adesso Dipasquale, che non intende aggiungere altro avendo più volte difeso – e non solo da Cappellani – la separazione tra la sua vita lavorativa e quella privata.

Una vicenda, quella del Buk Festival, che per Cappellani può avere anche un’altra lettura. Questa sì da romanzo, a metà tra il complotto e il paradosso. «Quello del sindaco Enzo Bianco e dell’assessore Orazio Licandro può essere un trappolone per Dipasquale – spiega cercando di restare serio Cappellani – Gli fanno fare un passo falso, così l’anno prossimo si cambia direttore allo Stabile». E, seguendo questo ragionamento, lo scrittore ha pronta la sua proposta: «Mi candido», annuncia. Con il curriculum già pronto, da cui spicca la paginata che il quotidiano statunitense New York Times ha dedicato alla traduzione americana del suo Sicilian tragedi. «Sono disposto a ritirare la mia candidatura – aggiunge Cappellani – solo in favore di quella dell’unico che a Catania ne sa più di me: Gugliemo Ferro». Il quale, però, si vocifera preferirebbe il massimo Bellini.

Ma lo scrittore catanese entra anche nel merito del Buk Festival, che definisce con una sola parola. Evocativa, ma poco elegante. Argomentando, non intende soffermarsi sul valore degli ospiti ma ci tiene a sottolineare due cose: «L’assurdità di fare un festival del libro organizzato da Modena (dove ogni anno si tiene la versione originaria del Buk Festival, ndr) e l’occasione persa di mettere su un vero appuntamento del Mediterraneo, a maggior ragione adesso che non si fa altro che parlare di Isis (lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, ndr) e a Catania, con la presenza di Sigonella».

[Foto di Maria Giovanna Torrisi]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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