Pizzo Sella, denunciati undici street artist «Portiamo arte in una zona degradata»

La storia del promontorio di Pizzo Sella, definito la collina del disonore, potrebbe apparire una storia di abusivismo e degrado. Ma non per chi da anni ha intrapreso un percorso di rigenerazione urbana dell’area protagonista di una lunga e controversa vicenda giudiziaria. Questo fino a giorno 16, quando alcuni street artist impegnati nella riqualificazione degli edifici fantasma del villaggio sono stati fermati e identificati dalla polizia. Per loro l’accusa è di danneggiamento aggravato. Ma le associazioni e i gruppi informali che stanno dietro al progetto artistico insistono nel rivendicare il ruolo degli artisti nello spazio pubblico.

Lunedì alcuni di loro si trovavano all’interno dell’area, tra le centinaia di villette abbandonate in stato di degrado, quando a seguito di una segnalazione sono giunti sul posto gli agenti di polizia. «All’arrivo della volante siamo andati incontro ai poliziotti, per far capire che non avevamo atteggiamenti ostili. Loro si sono limitati a fare il loro lavoro, anche se devo ammettere che avrebbero potuto fare di peggio» spiega a MeridioNews uno degli artisti segnalati. Per le undici persone che al momento si trovavano in prossimità degli edifici, compresi i tre video-operatori sul luogo per documentare l’intervento artistico, è scattata la denuncia per danneggiamento con l’aggravante del bene sottoposto a sequestro. 

Ma gli artisti non ci stanno a passare per vandali e rilanciano. In un comunicato stampa diffuso, tra gli altri, dall’associazione CaravanSerai, che si occupa di rigenerazione urbana, Progeas Family e Fare Ala gli artisti e i solidali tentano di aggiustare il tiro, chiedendo che la vicenda serva da monito per aprire un vero e proprio dibattito sull’arte di strada e sul ruolo degli artisti: «Quanto è legittimo parlare di danneggiamento tout court senza prendere in considerazione il caso specifico? Perché operare in un contesto critico in maniera consapevole è considerato criminoso, mentre sottrarre un’opera alla collettività trasformandola in un prodotto commerciale viene considerato lecito? – si legge nella nota – La storia e la criticità di Pizzo Sella hanno attirato l’attenzione degli artisti che hanno deciso di dare il proprio contributo realizzando nuove opere murarie sugli edifici disabitati e in apparente stato di abbandono. L’intento era quello di portare attraverso l’arte un’attenzione sulle problematiche e contraddizioni che da sempre contraddistinguono lo spazio urbano, inteso come luogo di socialità per eccellenza».

Il riferimento è al lungo iter giudiziario che ha portato inizialmente alla confisca delle quasi duecento ville, costruite abusivamente nel promontorio sopra il lungomare di Mondello durante alla fine degli anni ’70, ma che sono state in parte restituite ai proprietari dopo una controversa pronuncia della Cassazione nel 2012 che ha disposto la condanna per il Comune di Palermo al loro risarcimento. «Noi ci siamo limitati ad effettuare interventi artistici in una zona di degrado, sarebbe un paradosso se dovessimo essere processati per questo – spiega un artista che preferisce rimanere anonimo – e siamo in cerca di un dialogo con l’assessore alla Cultura del Comune di Palermo Andrea Cusumano, con l’appoggio delle associazioni che da anni si occupano del recupero e della riqualificazione del promontorio». Gli artisti di Fare Ala, che si occupano di censire le opere di Pizzo Sella e che hanno lanciato l’idea di Pizzo Sella Art Village, una pagina facebook che, attraverso l’ironia, immagina l’area come un museo a cielo aperto documentando gli interventi. Un episodio che rimette in discussione il ruolo sociale ed estetico della street art e che rilancia il dialogo tra la legittimità dell’intervento artistico nelle strade e il ruolo delle istituzioni. Un dibattito a cui probabilmente gli artisti identificati avrebbero preferito prendere parte in un altro modo.

Mario Cappello

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