Piste ciclabili selvagge da via Libertà a via Maqueda «Scelta infelice mettere insieme pedoni e biciclette»

Erano state annunciate dal comune a ottobre 2016 e, a fine autunno, immediatamente dopo la loro realizzazione, sul web si erano già scatenate critiche e lamentele. Del tutto giustificate, tra l’altro, se si pensa che le nuove piste ciclabili ideate dal Comune di Palermo non sono niente di più che due strisce parallele di vernice bianca dipinte al centro dei marciapiedi di Viale della Libertà dove campeggia, triste, un segnale orizzontale con il simbolo di una bicicletta, ormai sbiadito e calpestato. Corsia riservata ricavata dal marciapiede, si leggeva sul sito del Comune che comunicava l’imminente opera, mentre il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alla mobilità Giusto Catania dichiaravano ai tempi che «incentivare l’utilizzo della bici e la creazione di spazi sempre più sicuri sono i nostri obiettivi e la dimostrazione di un continuo cambiamento culturale della città».

Quello che però non ci si aspettava era la totale promiscuità tra il percorso pedonale e quello ciclabile che, si poteva già intuire, non si sarebbe rivelata la scelta più felice per una città come Palermo dove il rispetto nei confronti della bicicletta è ancora tutto da costruire. 

E adesso che le feste natalizie sono agli sgoccioli e si sono fatti i conti con traffico e marciapiedi traboccanti di gente, si possono davvero tirare le somme di quella che potremmo definire un’astuta mossa per aggirare un problema irrisolto da anni (della serie, le piste ciclabili ci sono, sono i palermitani a non essere pronti). Durante i giorni di festa la scena aveva dei contorni grotteschi: pedoni che pascolavano alla palermitana (formando catene di quattro, cinque persone) indifferentemente sulla parte pedonale e ciclabile del marciapiede; ciclisti esasperati che scampanellavano in maniera compulsiva nella speranza che i pedoni si accorgessero di loro; sacchetti con gli acquisti di Natale incastrati e sbrindellati tra manubri e sellini; bambini spostati di peso e tratti fulmineamente in salvo dalle ruote delle biciclette; insulti di varia natura e gesti poco eleganti scambiati reciprocamente tra chi passeggiava e chi pedalava. Insomma pare proprio che invece di incoraggiare l’utilizzo della bicicletta e della mobilità sostenibile l’unico risultato delle nuove piste ciclabili sia stato quello di aver creato una pericolosissima giungla ciclo-pedonale nei marciapiedi dell’arteria più importante del salotto buono della città e di aver messo definitivamente contro pedoni e ciclisti. Se ci spostiamo in un’altra arteria molto importante del centro storico, da diverso tempo ormai divenuta zona pedonale, via Maqueda, la situazione è esattamente la stessa: pedoni e bancarelle di venditori ambulanti che invadono le piste ciclabili mentre i ciclisti sono costretti ad arrangiarsi in acrobatiche gimcane.

Gli irriducibili ottimisti e i fedeli dell’amministrazione comunale non fanno altro che dire che sono tante le città italiane in cui le piste ciclabili si trovano sul marciapiede. Quanto sostenuto è senz’altro vero ma è anche vero che le città in questione sono realtà in cui ormai, da tempo, pedoni e ciclisti convivono insieme pacificamente e le piste ciclabili non si trovano al centro del marciapiede bensì a ridosso della carreggiata. Altra amara verità è che il palermitano conserva nei propri geni una sorta di rassegnazione e di capacità di accomodamento che gli fa apparire le difficoltà circostanti come un qualcosa che poteva comunque andar peggio, motivo per il quale è solito fare spallucce e affermare che tutto sommato, meglio questo che niente.

Ad ogni modo, nell’attesa che, prima o poi, i pedoni si rendano conto di dover convivere con i ciclisti, non si può fare a meno di notare un timido tentativo di miglioramento nel progetto delle piste ciclabili di Viale della Libertà: se, infatti, con le vecchie piste di Cammarata si rischiava di finire la propria corsa direttamente dentro le edicole, con le nuove piste di Orlando, al massimo il peggio che può capitare è di frenare addosso a un pedone.

Michela Costa

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