A Palermo la vita per i ciclisti è difficile, almeno da quanto emerge dai dati diffusi dal Garante per l’infanzia: in città ci sono 13,1 chilometri di piste ciclabili per 100 chilometri quadrati di superficie, mentre la media nazionale è di 18,9 chilometri. Impietoso il confronto con alcune delle principali città del centro-nord, che presentano valori decisamente più elevati, in un paio di casi superiori ai 100 chilometri.
E sul dato che riguarda il capoluogo siciliano c’è chi rincara la dose, come Chiara Minì, presidente di Fiab Palermo – Federazione italiana amici della bicicletta – Palermo: «Sono numeri, 13 chilometri non ci sono – dice – Molte delle piste ciclabili non sono a norma. Non basta segnare una striscia sul manto stradale per dire che c’è una pista ciclabile: quasi sempre manca la segnaletica verticale e spesso si tratta di zone promiscue, riservate sia alle biciclette che ai pedoni. Sul portale MobilitaPalermo abbiamo aperto uno spazio in cui stiamo vagliando una per una le piste ciclabili della città per riportare al Comune quello che non va. Se al dato che è al di sotto della media nazionale sottraiamo anche il 50 per cento delle piste che non sono a norma la situazione si definisce da sola». Minì è precisa nel puntualizzare cosa non va, ed entra nel particolare quando parla di alcune strade del centro cittadino: «Quasi in nessun caso abbiamo piste ciclabili della dimensione corretta di 1,20 metri. Quelle in corso Vittorio Emanuele sono promiscue, quelle in via Libertà non rispettano la normativa, sono sul marciapiede».
In ogni caso, sembra che qualche passo in avanti rispetto al recente passato sia stato fatto: «Apprezziamo il fatto che l’amministrazione abbia pensato ai ciclisti, anche se non si tratta di persone che vanno in bici a fare una passeggiata. Chi usa la bici lo fa per andare al lavoro e per i trasferimenti quotidiani. I ciclisti stanno aumentando, non si tratta di sportivi o di appassionati. Per questo c’è bisogno di piste ciclabili regolamentari e di limiti di velocità adeguati».
Una questione aperta, quella del limite di velocità per le biciclette: «Essere costretti ad andare su una pista ciclabile promiscua alla velocità di 10 chilometri orari è inutile, a quel punto meglio andare a piedi. Non solo, siccome se c’è la pista ciclabile il ciclista è costretto a usarla, se poi gli succede qualcosa al di fuori della stessa ne pagherà le conseguenze, dovrà accollarsi la colpa di eventuali incidenti, nonostante non sia stato messo nelle condizioni di potere utilizzare la bici. Ripeto – conclude la presidente della Fiab Palermo – apprezziamo che l’amministrazione prenda in considerazione i ciclisti, ma occorre evitare di commettere gli stessi errori del passato, come invece è successo altre volte».
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