Piero Grasso e Laura Boldrini: ma è vera la storia della doppia commissione per la spending review?

ABBIAMO TROVATO QUESTA INCREDIBILE STORIA SULLA RETE. PER LA PRECISIONE, SUL SITO BASTA-CASTA. NOI NON CIO CREDIAMO. PERCHE’ NON RITENIAMO LA PRESIDNETE DELLA CAMERA E IL PRESIDNETE DEL SENATO CAPACI DI UN SIMILE SPRECO DI DENARO PUBBLICO

Sul sito Basta-casta leggiamo una notizia alla quale non vogliamo credere. Perché potrebbe essere una notizia ridicola. L’oggetto del ridicolo si configurerebbe nelle misure che Camera dei deputati Senato della Repubblica metterebbero in campo per mettere sotto controllo la spesa pubblica improduttiva del Governo.
Insomma, dopo la nomina da parte del Governo Letta di un commissario per la spending review (ovvero, la revisione della spesa pubblica ed i relativi tagli), stando a quello che leggiamo su Basta-casta, ci proverebbero anche i presidenti della Camera dei deputati e Senato, rispettivamente, Laura Boldrini e Pietro Grasso, ad insediare una commissione bicamerale di esperti di finanza pubblica per controllare gli atti finanziari del Governo e fare a questi le pulci.
Se tale notizia dovesse rispondere al vero – e noi ci auguriamo che non sia così assisteremmo a un paradosso: e cioè a Camera e Senato che, per controllare la spesa pubblica del Governo spendono, a propria volta, 6 milioni di euro!
Tanto costerebbe tale operazioni. E noi siamo convinti che quello che abbiamo letto sia tutta un’invenzione. Non possiamo pensare, infatti, che Grasso e la signora Boldrini promuovano 30 nuove assunzioni di esperti in materia di finanza pubblica a tempo indeterminato.
Questa commissione sarebbe formata da 30 unità che verrebbero assunti per concorso e messi a disposizione degli organi parlamentari allo scopo di controllare i documenti di spesa proposti dal Governo. Tra questi trenta uno sarà scelto per esercitare le funzioni di direttore.
Noi – lo ribadiamo – non ci crediamo. E siamo convinti che questa storia verrà presto smentita. Perché se così non fosse, tutte le balle sulla flessibilità del lavoro ai fini dell’incremento di produttività andrebbero a farsi benedire e si creerebbero le condizioni per nuove spese ordinarie per i prossimi 35/40 anni!

Quest’iniziativa apparirebbe strana, atteso che già le due Camere nei loro organici hanno dei funzionari, tra le migliaia che li compongono, capaci di leggere i bilanci dello Stato e di rilevarne gli sprechi. Ed apparirebbe ancor più strana la decisione del presidente del Senato di progettare soluzioni strutturali del ramo legislativo che egli attualmente presiede, ben sapendo che proprio il Senato della Repubblica è un’istituzione soggetta a modifica costituzionale. Con la prospettiva che al medesimo Senato possano essere affidati ruoli e funzioni totalmente diverse da quelle che in atto gli sono attribuite.
Mettiamo per pura ipotesi che tra qualche mese il Senato diventi l’istanza costituzionale delle autonomie territoriali. Che se ne farebbe della commissione di esperti per la spending review, quando i sui compiti sarebbero quelli di assicurare il rispetto delle funzioni delle autonomie territoriali da parte dello Stato e non avrebbe più potere legislativo, giacché questo verrebbe affidato unicamente alla Camera dei deputati?
Insomma, questi esperti lavorerebbero fino alla fine di questa legislatura. E poi? Il Senato delle Autonomie dovrebbe sopportare, comunque, una spesa fissa, ordinaria e di nessuna pratica utilità, soltanto perché il già citato attuale presidente Grasso avrebbe ritenuto di dotare l’attuale Senato di una commissione di esperti in materie che la futura assemblea di Palazzo Madama non saprebbe che farsene.
Intanto, però, nel bilancio del Senato delle Autonomie ci sarebbe una spesa fissa corrente di almeno 3 milioni di euro l’anno per i costi di quella inutile commissione.
Insomma, questa storia è impossibile. Non riteniamo il presidente Grasso e la presidente Boldrini capaci di fare una cosa del genere. Non ci crediamo. 

(Foto sopra di Piero Grasso e Laura Boldrini tratta da nanopress.it)

 

Giulio Ambrosetti

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