Un quantitativo enorme che rappresenta il più grosso sequestro di droga del 2016. Sono questi i tratti distintivi dell’operazione Picanello connection, che ha portato gli agenti della squadra mobile a intercettare un carico di una tonnellata di marijuana proveniente dall’Albania. In manette sono finite sei persone e tra queste spicca il nome di Angelo Morabito, 42 anni, ultimo di quattro fratelli ritenuti i tra i principali narcotrafficanti ai piedi dell’Etna. Grossisti che, secondo gli investigatori, hanno il compito di assecondare le richieste dei clan che gestiscono le piazze di spaccio in città. Gente che «non si sporca le mani con la vendita al dettaglio» ma che preferisce importare dai Balcani. «Catania è al centro del mercato internazionale di droga proveniente da quella zona», spiega in conferenza stampa il questore Marcello Cardona. «Si tratta di un’operazione incredibile, oserei dire straordinaria – continua con toni entusiasti -. Non si tratta di piccole organizzazioni locali, ma di persone che lavorano su scala internazionale».
Il carico è stato scoperto dentro un garage di Mascali, all’interno di un complesso residenziale dove vive Giuseppe Portale, uno degli arrestati. L’uomo è stato monitorato dagli inquirenti, insieme al resto del gruppo, durante tutte le fasi legate all’arrivo della droga. Una «certa fibrillazione», la definisce il dirigente della mobile Antonio Salvago, confermata da servizi di pedinamento e intercettazioni telefoniche ma anche dall’aiuto di un collaboratore di giustizia. Il 25 novembre la marijuana arriva in Sicilia, preceduta dal viaggio di Portale, insieme a Girolamo Zappalà detto Gino tigna, verso la Puglia passando per l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. I due rientrano con due mezzi diversi: una vettura e un camion cassonato con dentro la droga. Ad attenderli in Sicilia c’erano però le forze dell’ordine che sono riusciti a bloccare anche gli altri componenti della banda: Antonino Napoli, Santo Russo detto sucamovvu, Natale Pulvirenti e Angelo Morabito. Il loro compito sarebbe stato quello di spostare lo stupefacente dentro un furgone e partire, a quante pare, verso Catania.
I mille chili di marijuana erano nascosti dentro alcuni mobili, avvolti in 33 involucri di cellophane trasparente con un peso complessivo per ogni imballo di 33 chili. Il valore all’ingrosso del carico equivale a un cifra di oltre tre milioni di euro. L’operazione di questi giorni e i sequestri degli ultimi due anni confermano lo stretto legame tra Catania e Albania. Ad aprile 2013 a Scordia vengono sequestrati 900 chili e due albanesi vengono arrestati. L’anno successivo il quantitativo sale a 1500 chili, intercettati dentro una nave. Nel 2015 i sequestri più grossi sono tre: si comincia a febbraio con l’operazione Spartivento, per poi proseguire con i 1000 chili rinvenuti dentro un peschereccio diretto al porto di Riposto e infine a settembre l’operazione Odissea della guardia di finanza che fa scattare le manette per 15 persone con un sequestro di stupefacenti che ammonta a un valore di 70 milioni di euro.
Lo zoccolo duro del narcotraffico etneo sarebbe quello legato a due famiglie: quella dei Morabito, che ha la sua roccaforte nel quartiere di Picanello, e quella dei Nizza di viale Moncada a Librino. Con l’arresto di Angelo Morabito tutti i fratelli si trovano dietro le sbarre. Oltre a Roberto, durante l’operazione Spartivento erano stati arrestati Antonio e Rocco. Resta invece ancora latitante Andrea Nizza. Introvabile dal 2014 e ritenuto dagli inquirenti il vertice della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola. A intaccare gli affari della cosca sta contribuendo il fratello Fabrizio, ormai da mesi diventato collaboratore di giustizia, ma anche alcuni fedelissimi come Davide Seminara e Salvatore Cristaudo.
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