Piazzale A. Garibaldi niente manutenzione ordinaria «Pulisce solo il detenuto del Centro, regna l’inciviltà»

Panchine bianche, lisce. Alberelli dentro alle piazzole. Lampioncini bassi ad illuminare. E poi la sua statua, alta, lignea, custodita dentro a una teca di vetro. È piazzale Anita Garibaldi, un posto importante di Palermo e che qualcuno chiama anche piazza Puglisi. Non è un caso. È il luogo in cui, nei pressi di casa propria, viene ucciso dalla mafia don Pino Puglisi il 15 settembre 1993. Dopo 23 anni a sostituire il sangue per terra c’è l’immondizia del mercatino del lunedì e il riverbero delle piante. «Abbiamo riconsegnato questo piazzale alla cittadinanza. Adesso i pellegrini possono recarvisi e pregare» dice Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro a Brancaccio. «Gestiamo questo posto da 15 anni. Il Comune non ci ha mai mandato un giardiniere, malgrado le nostre continue richieste – spiega – Da un po’ ci lavora un detenuto che sconta la pena presso il Centro, l’ho assunto per occuparsi del piazzale». Intanto dal Comune tutto tace, malgrado lo scorso 31 marzo la giunta si sia riunita appositamente per discutere di una serie di problemi legati al Centro fondato da don Pino.

«Una pupiata, come le altre. Da quel giorno non è successo nulla e di tutti i temi trattati non si è intervenuto su nessuno, non è cambiato niente. Ma la cosa che più mi fa specie è leggere sui giornali che l’assessore al Verde Sergio Marino ha fatto un elenco dei siti che a breve gioveranno di un intervento. E in elenco piazzale Anita Garibaldi non c’è» lamenta Artale. Che non denuncia certo solo l’immobilismo dell’amministrazione locale. A remare controcorrente, infatti, sono l’indifferenza delle 56 famiglie della zona e l’inciviltà di alcuni concittadini, che in più occasioni hanno vandalizzato il luogo di memoria rompendone i lampioncini o devastandone le piante. Ma la vera ciliegina sulla torta è il mercatino del lunedì: «Non siamo mai riusciti a farlo spostare nemmeno di 200 metri, mai. Mercatino tra virgolette – continua l’uomo – perché è abusivo. In più, quando alle 14 lo smontano nella zona resta il porcile più assoluto».

Non è ottimista neppure Antonio Tomaselli, presidente della seconda circoscrizione: «Purtroppo abbiamo un po’ di difficoltà nel garantire il giusto decoro al territorio. La sporcizia nelle strade non fa certo onore alla memoria di don Pino Puglisi» dice a MeridioNews uno dei più fidati compagni di battaglie di Artale. Quest’ultimo prosegue: «Non ci sono solo i posti in di Palermo, il Comune deve occuparsi anche di questo, anche perché ci hanno ammazzato un martire». Non si dà pace il presidente del Centro, che è persino riuscito a trovare un accordo con gli automobilisti abituali della zona, convincendoli a posteggiare le auto solo in una parte della piazza, liberando quella allestita per il ricordo del prete ucciso, dove sono stati installati dei dissuasori in cemento.

«Se chiedessi una cosa a un mafioso, quello non la farebbe subito? Io devo mettere davanti ai ragazzi percorsi credibili. Ma se avessi chiesto alla mafia protezione, campi di calcio, palazzi e parrocchie, me li avrebbero già concessi» conclude provocatorio Artale, per il quale le istituzioni hanno perso la loro credibilità. Solo pochi mesi fa, infatti, un’altra beffa: l’assessore alla Mobilità Giusto Catania aveva fatto installare nel piazzale il capolinea di alcuni autobus: «Ci sono voluti sei lunghi mesi solo per dire agli autisti che dovevano mettersi da un’altra parte». 

Intanto, Marino replica: «Abbiamo inserito nell’ultimo elenco le zone che necessitano di interventi più urgenti» dice a MeridioNews. «La città è enorme e come piazza Puglisi ci sono altre cento piazze, non possiamo includerle per gli episodi che vi accadono, non c’entrano con gli alberi». L’assessore al Verde assicura che, terminati questi primi interventi, si sceglieranno da ottobre altri luoghi. «Abbiamo scelto una procedura di trasparenza. Noi diciamo prima qual è il piano delle potature, evitando quindi che qualcuno possa pensare che ci siano dietro logiche particolari. La città è grande – ribadisce – e pensare di potare tutto in un giorno è impossibile». Non resta che aspettare ancora, quindi. Ma è difficile risollevare gli animi. «Se non ci fosse il detenuto assunto dal Centro a pulire ogni giorno, oggi lì avremmo un cacatoio» conclude Artale.

Silvia Buffa

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