Piazza Pretoria, in centinaia a sostegno di Orlando «Contro decreto infame che crea paure e fantasmi»

«Queste norme sono un insulto non solo ai migranti ma anche agli italiani e alla nostra cultura dell’accoglienza». Così il sindaco Leoluca Orlando al sit-in in corso in questo momento a piazza Pretoria, davanti a Palazzo delle Aquile. In centinaia, armati di ombrelli e striscioni, stanno sfidando il freddo e la pioggia intermittente per manifestare la propria solidarietà con la decisione del primo cittadino di sospendere l’applicazione del decreto 132/2018, il cosiddetto decreto sicurezza firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Una decisione che in questi giorni sta spaccando l’opinione pubblica, tra chi si schiera a fianco del sindaco di Palermo e chi invece lo critica aspramente accusandolo solo di opportunismo politico. «Questo non è un atto di disobbedienza – ribatte lui -, a mio avviso eversivo è chi viola i diritti umani e la Costituzione repubblicana. E al nervosismo del ministro Salvini rispondo che io ho esercitato le mie funzioni di sindaco, ho sospeso l’applicazione di norme di esclusiva competenza comunale che potevano pregiudicare i diritti umani dei migranti che sono persone e adesso confido nell’autorità giudiziaria perché possa essere rimessa in quella sede la questione alla corte costituzionale, che giudicherà la legittimità o illegittimità costituzionale di queste norme che hanno un sapore certamente disumano e certamente criminogeno, perché trasformano in illegali coloro che sono legali».

«Credo che sia una vergogna – insiste – e io nelle mie funzioni di sindaco ho svolto questa attività, che esprime l’anima dei palermitani, che sono un popolo accogliente. Sono vicino alla Mare Jonio e allo staff di Mediterranea che in questo momento è impegnata nel salvataggio di 49 migranti costretti, per il vergognoso comportamento del governo italiano, a non potere sbarcare. Il porto di Palermo è aperto e li accoglie. E dico al ministro Toninelli di smetterla di fare il pupo nelle mani dell’eversivo Salvini», chiude con una stilettata e poi entra a Palazzo delle Aquile. a rimanere in piazza sono palermitani, migranti, associazioni, studenti, giovani, anziani, famiglie. Delegazioni di Libera, dell’Arci e di Mediterranea. Non manca nessuno. E con Orlando c’è anche il Pd: «Il ministro Salvini fa soffrire chi avrebbe voglia di lavorare in questo Paese e non stare qui a poltrire. Chi era con permesso di soggiorno e magari ha perso temporaneamente il lavoro adesso rischia di diventare un invisibile per l’Italia e le istituzioni pubbliche, credo che tutto questo sia intollerabile e che vada contrastato in tutti i modi», è l’auspicio del segretario del Pd in Sicilia Davide Faraone. Tra gli esponenti della sinistra palermitana anche Luigi Carollo che sottolinea subito come questa sia una «battaglia doverosa per il rispetto della Costituzione, non per la disobbedienza. Non soltanto perché Palermo è una città accogliente ma anche perché non è immaginabile che i nostri fratelli e sorelle, persone che sono qui regolarmente, diventino irregolari in meno di 24 ore, diventando così esattamente quei clandestini che Salvini dice di voler combattere».

Una manifestazione, però, non solo per Orlando e tutti quelli potenzialmente coinvolti dal decreto, ma anche per quei palermitani che oggi contestano duramente la decisione del sindaco di sospenderne l’attuazione. «Parte di questi palermitani io li capisco – dice Carollo -, come accade anche a Palermo quando una buona amministrazione non si coniuga con servizi efficienti e tra questi ci sono anche quelli che permettono la lotta alle povertà, è normale che poi nasca quella guerra tra poveri per cui si insinui quel discorso molto sottile per il quale “Orlando pensa ad altri e non pensa ai cittadini di Palermo”. È una paura comprensibile, è compito del sindaco combattere per rendere efficienti i servizi in modo che i palermitani non dicano più cose di questo genere. Poi c’è chi le dice per ragioni politiche, quelli invece non li capisco». Tra i volti noti, spicca anche quello di Agnese Ciulla, ex assessora alle Politiche sociali durante il precedente mandato del sindaco Orlando, che già questa mattina presto aveva affidato una sua riflessione ai social sull’importanza di essere presenti al sit-in di oggi.

«La scelta è politica e condivisibile – scrive -. Nel suo atto c’è un guardare oltre l’attuale quotidianità, difficile e a volte ingestibile dei problemi cittadini, verso gli impatti, devastanti, che questo decreto porterà alle città soprattutto le più grandi, come la nostra. Non avere la residenza significa non avere documenti, non avere documenti significa essere trasparenti e vittime di quelle zone grigie fatte di prevaricazione, sfruttamento, illegalità. È la cosa che meno serve oggi all’Italia. Sarà che il problema dell’accoglienza è legato alla nostra incapacità di costruire sviluppo per tutti e tutte? Italiani per primi… Non dovrebbero esistere le frontiere intese come limiti, nella possibilità di spostarsi sempre, senza vincoli assurdi che ti costringono a pagare trafficanti, i soldi potrebbero essere utilizzati per gli investimenti, per lo sviluppo e tutti e tutte ne beneficerebbero, senza morti di ogni età. Senza romanticismi. Con un poco di sguardo lungo verso il futuro».

Non è stato da meno Luca Casarini, anche lui davanti a Palazzo delle Aquile oggi: «Credo che di fronte al decreto sicurezza l’unica cosa sia non applicarlo e costruire invece un altro modo di vivere la città. Non applicarlo significa anche battersi per una città sicura, perché questo decreto oltre a essere infame dal punto di vista della violazione dei diritti umani e della disumanità, è anche un decreto pericoloso per la sicurezza, perché crea clandestini, lavoro nero, città in balia di emarginazione, crea paure e ansie che non generano mai modi civili di convivere, crea fantasmi – sostiene con convinzione -. Tutto questo nodo qua è uno dei punti fondamentali: cioè non stiamo facendo tutto questo solo perché è disumano, e già sarebbe sufficiente, ma perché vogliamo creare delle città sicure veramente». Partendo proprio da quella Palermo che tanti stranieri ormai amano da tempo, dove sono riusciti a rifarsi una vita, a trovare un lavoro, ad avere una famiglia. Come Malick: «Non so perché esattamente sono qui oggi, ma sentivo che era giusto esserci, dare un segnale. Io sono col mio sindaco – commenta il giovane -. Salvini sta portando avanti una legge che è razzismo. Il sindaco non vuole razzismo. Io sono a Palermo da un anno e sette mesi, studio Informatica, mi piace moltissimo Palermo e voglio rimanere qui».

E come lui ce n’è tantissimi altri. Cristopher Goddey, ad esempio, aspirante musicista salito sul palco del concertone di Capodanno il 31 dicembre a piazza Politeama, che vive a Palermo da quasi tre anni: «Studio pianoforte e contrabbasso al conservatorio, e vado anche a una scuola serale per prendere il diploma in Turismo – racconta -. Ho un permesso di soggiorno per motivi umanitari della durata di due anni ancora, non potevo non venire oggi. Ma non sono qui solo per me. Quando penso a tutti quelli che restano bloccati per giorni e giorni in mare o ai miei amici che non hanno una casa e dormono per strada io sento lo stesso dolore che provano loro, sono qua anche per tutte queste persone». Intanto, il gesto di Orlando oltre a raccogliere consensi e solidarietà, ha ispirato anche altri sindaci. Quelli ad esempio dei Comuni di Marineo, Villafrati, Santacristina Gela, Piana degli Albanesi, Bolognetta, Godrano, Campofiorito, Campofelice di Fitalia, afferenti al Centro polifunzionale per l’inclusione degli immigrati della valle dell’Eleuterio di Marineo, che «si dichiarano a fianco del sindaco di Palermo Orlando per chiedere la sospensione della legge 132/2018 nelle more di un approfondimento e revisione della stessa nelle parti in cui appare palesemente incostituzionale».

Silvia Buffa

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